Immigrazione: in Trentino le frontiere del lavoro sono chiuse

Via libera a 200 ingressi di stranieri ma solo per fare le badanti


Robert Tosin


TRENTO. Duecento e non di più. La Provincia stabilisce un limite - tassativo e piuttosto basso - per l'ingresso di lavoratori stranieri e circoscrive la richiesta alle sole badanti. Per il resto, la forza lavoro presente sul territorio è più che sufficiente a rispondere a tutte le esigenze sia di quantità che di qualità del personale ricercato dalle aziende. La decisione è della giunta provinciale che ha fatto tesoro del lavoro svolto dalla commissione per l'impiego. L'analisi dettagliata ha riguardato la situazione attuale del mercato del lavoro che sconta, non è una novità, la grave crisi internazionale. Anche il Trentino, pur in maniera meno impattante, ha riscontrato flessioni pesanti nel settore occupazionale con il conseguente aumento delle file dei disoccupati. Anche le necessità di nuova forza lavoro è dunque calata di conseguenza. E' dall'inizio della crisi che il contingentamento di manodopera straniera è piuttosto severo. Non solo. Nella disamina delle effettive richieste è stato confermato che non ci sono "buchi" tra domanda e offerta, se non in un settore particolare, quello appunto delle badanti. Qui infatti il personale presente sul territorio non è sufficiente. L'uso di stranieri, meglio, di straniere nel campo dell'assistenza soprattutto ad anziani autosufficienti è in continua diffusione e il mercato impone un aumento dell'offerta. E' prevedibile che l'allungamento dell'età media e il calo della natalità portino anche il Trentino a fare i conti con una società sempre più vecchia. Con tutti i problemi conseguenti, non più sostenibili dal sistema sanitario e anzi delegato sempre più alle realtà territoriali e alle famiglie. Questo carico, soprattutto in nuclei impegnati a sbarcare il lunario con almeno due stipendi, porta inevitabilmente a sopperire alle esigenze di assistenza con badanti. E il lavoro, che non piace agli italiani, diventa appannaggio di cittadini stranieri, soprattutto dell'est Europa. Nemmeno l'emersione del "nero" e i tanti impieghi non registrati riescono a soddisfare le richieste. Solo per questo settore, dunque, le frontiere trentine restano aperte per un numero massimo di 200 nuovi contratti di stranieri che vogliano venire in Trentino a fare le badanti. Altro discorso, invece, riguarda i contratti già in essere e quelli che spunteranno dopo le regolarizzazioni. Per le altre esigenze del mercato occupazionale, la risposta si trova già sul territorio. Non servirà importare altra manodopera. D'altra parte alle liste di mobilità sono già iscritti mille stranieri e 5.100 sono gli stranieri disponibili al collocamento. Se a questi aggiungiamo gli italiani e chi gode del reddito di garanzia, il problema resta quello di far rientrare questi sul mercato del lavoro, non appesantire con nuovi ingressi una situazione già di suo difficile.

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