Imic, in Trentino lo Stato dovrà rifondere 9 milioni

È il mancato gettito per i Comuni. Ma in 40 hanno già adottato l’esenzione Daldoss: «Ci adegueremo, ma dal governo operazione di poca equità sociale»


di Chiara Bert


TRENTO. Sono 9 milioni di euro quelli che lo Stato dovrà rifondere ai Comuni trentini per il mancato gettito di Imu e Tasi (in Trentino da quest’anno unificate nell’Imic) sulla prima casa. Nel salotto di «Porta a Porta» il premier Matteo Renzi ha confermato la volontà del governo di abolire la tassa sull’abitazione principale per tutti, comprese ville e case di lusso, e nel contempo ha garantito che ai sindaci saranno restituiti i soldi corrispondenti all’introito che verrà loro a mancare dall’anno prossimo.

A livello provinciale, su 250 milioni di incasso stimato dell’Imic nel 2015, il gettito dell’imposta sulla prima casa si aggirerà sui 9 milioni, spiega l’assessore agli enti locali Carlo Daldoss. Una cifra frutto di un patto tra Provincia e Comuni su aliquote e detrazioni per evitare grosse disparità tra Comuni. «Già oggi - ricorda Daldoss - sono 40 i Comuni trentini che hanno esentato la prima casa in maniera autonomia». Si tratta soprattutto di Comuni turistici, che possono facilmente compensare il mancato introito con il gettito delle seconde case sulle quali l’aliquota è ben più alta. «Ma la stragrande maggioranza dei Comuni - prosegue l’assessore - ha comunque applicato aliquote basse. Grazie alla nostra competenza primaria in materia abbiamo previsto, invece di una detrazione fissa (di 200 euro), una differenziazione delle detrazioni in base alla rendita catastale che varia in ciascun Comune, introducendo così un principio di maggior equità».

E ora, che ne è dell’equità di fronte alla decisione del governo di abolire l’Imic per tutti, anche per i ricchi proprietari di immobili di lusso? Teoricamente la Provincia potrebbe decidere di discostarsi dalla scelta del governo, conferma Daldoss, ma nei fatti la scelta appare obbligata. «Se lo Stato riconosce ai Comuni il rifondo del mancato gettito - spiega l’assessore - noi potremmo anche decidere di continuare ad applicare la tassa ma a quel punto non ci verrebbe restituito nulla. Quindi semplicemente ci perderemmo 9 milioni di euro». Senza contare il fatto che risulterebbe difficile spiegare ai trentini perché, loro soli, dovrebbero continuare a pagare ciò che gli altri italiani invece non pagano più.

Ma il giudizio politico di Daldoss sull’operazione annunciata da Renzi è netto: «La giunta farà le sue valutazioni, ma personalmente penso che esentare le prime case sia un’operazione di disequità sociale, una mossa popolar-elettorale che fa risparmiare qualche migliaio di euro a chi possiede un immobile di alto valore e magari poche decine di euro a un operaio. Se l’obiettivo è mettere in tasca ai cittadini qualche soldo in più da spendere, temo che bisognerebbe guardare ad altre iniziative. Si è visto com’è andata con gli 80 euro, finché i consumatori non hanno fiducia nella ripresa, difficilmente spendono».

Resta in attesa il presidente del Consiglio delle autonomie Paride Gianmoena, che è anche sindaco di Varena: «A nessun sindaco piace mettere tasse. Certo qualche dubbio sull’esentare ville e castelli viene, sarebbe più equa una tassazione a scaglioni dando la possibilità ai Comuni di decidere. È vero però - aggiunge Gianmoena - che dalle dichiarazioni di Renzi pare che l’abolizione dell’Imu e della Tasi rientri in un pacchetto che prevederà anche una riduzione dell’Irpef e delle tasse alle imprese. Il punto è dove si andranno a prendere i soldi per far tornare i conti. Attenzione che i tagli non ricadano sempre solo sull’ultimo anello della catena, i Comuni».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano