Il volto di S.Antonio ricostruito a Cles

La Arc Team ha creato il prototipo tridimensionale: a Padova la presentazione del ritratto del santo morto 800 anni fa


di Giacomo Eccher


CLES. C'è una giovane azienda di Cles, l'Arc -Team dei fratelli Luca e Alessandro Bezzi, alla base di uno degli eventi dell'anno per la città di Padova, la ricostruzione tridimensionale, partendo dal teschio, del vero volto di Sant'Antonio. Il busto del popolarissimo Santo, morto a 36 anni a Padova nel 1231, è stato svelato l'altra sera nel corso di un affollato convegno nell'auditorium del Centro Culturale Altinate San Gaetano, a Padova, con intervento dell'archeologo (di Cles) Luca Bezzi , dell'artista digitale brasiliano Cicero Moraes, di padre Luciano Bertazzo, direttore del Centro Studi Antoniani e di Nicola Carrara, curatore del Museo di Antropologia dell'Università patavina.

In sala, con tra il pubblico anche padre Enzo Poiana, attuale rettore della Basilica di Sant'Antonio con alcuni frati, un nutrito gruppo di studiosi e di esperti antoniani ed uno stuolo di giornalisti, fotografi e cameramen chiamati a documentare l'evento forse più importante delle celebrazioni per la festa del Santo (13 giugno) che a Padova durano un mese. L'idea di ricostruire in 3D il volto di Sant' Antonio applicando le più sofisticate tecniche attualmente disponibili e sviluppate per la soluzione di casi giudiziari è nata dal museo Antropologico, uno dei dieci musei dell'Università di Padova, per la mostra “Facce” che sarà aperta in ottobre 2014 con i volti, ricostruiti con le attuali tecniche forensi, di personaggi della storia umana. Il primo della serie (cinque i personaggi previsti, in questa fase) è già stato completato dando un volto alla mummia tolemaica conservata nel museo, il secondo è Sant'Antonio, il cui volto è stato svelato l'altra sera, e il terzo dovrebbe essere Francesco Petrarca. Ancora top secret gli altri.

Alla base dell'operazione c'è come detto l'evoluzione delle tecniche forensi rese famose per il grande pubblico da serie televisive (Csi, Bones, ecc) in base alle quali dal solo cranio si può ricostruire con alto grado di oggettività il volto e le fattezze di una persona anche se è morta da 800 anni, come appunto sant' Antonio.

A questo punto c'è l'intervento di Arc Team di Cles che una ricostruzione digitale su base archeologica partendo da un cranio l'aveva realizzata nel 2012 ricostruendo la faccia con le fattezze di Alberto da Trento” da un cranio per conto della Sovrintendenza dei Beni Archeologici del Trentino. Alessandro Bezzi, 35 anni, è specializzato in ricostruzioni in 3D (anche di siti archeologici e di vecchi manufatti, oltre che di volti).

Partendo da foto scattate da varie angolatura del calco del cranio realizzato dal teschio originale dallo scultore Roberto Cremesini nel 1995 (che l'altra sera era presente in sala), Alessandro Bezzi con programmi liberamente tratti dalla rete (su base Linus) ha creato il prototipo tridimensionale. A questo punto è intervenuta la collaborazione con Cicero Morales, celebre designer brasiliano (31 anni) dell'Università di Sinop, nel Mato Grosso, e collaboratore del Centro di Tecnologia da Informação “Renato Arher” di San Paolo. Cicero è noto per le sue ricostruzioni facciali per scopi forensi anche molto complessi. «Abbiamo un blog su cui inseriamo le nostri lavori ed è così che siamo venuti in contatto, anzi in amicizia, con Cicero», racconta Luca Bezzi, pure lui archeologo come il fratello maggiore (di due anni). A Cicero (con bisnonni oriundi di Cremona) i fratelli Bezzi hanno passato tutti i dati necessari alla ricostruzione tridimensionale ma senza svelare di chi fosse il volto che si stava formando dagli strati di polvere della stampante 3D (ben 1536 strati come fogli di carta). «Quando l'ho saputo mi sono cedute le gambe: Sant'Antonio da Padova è molto popolare in Brasile, a lui sono dedicate almeno 300 città e centinaia di chiese», ha detto Cicero presentando il suo lavoro. Il busto con il volto ricostruito di Sant'Antonio verrà esposto in una mostra in basilica dal 12 al 22 giugno (ma forse anche oltre) poi tornerà al museo Antropologico dell'Università di Padova per la mostra 'Facce' di ottobre e alla fine sarà donato ai Frati conventuali che custodiscono le memorie di Sant'Antonio. (g.e.)













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