«Il Trentino? 100% bellissimo»

L'esperienza di cinque ragazzi somali accolti dalla comunità di Villamontagna


Luca Franchini


VILLAMONTAGNA. «Trentino: 100% bellissimo». Un territorio, il nostro, che fa scuola di integrazione e solidarietà, riassunta nell'italiano un po' incerto di Muhudin, trentenne profugo somalo sbarcato a Lampedusa a fine aprile, poi dirottato al centro accoglienza di Marco e quindi, due giorni dopo, accolto dalla comunità di Villamontagna. Che lo «cura» insieme ad altri 4 connazionali.

Qui a Villamontagna frequenta il gruppo giovani e gioca a calcio, tra una lettura (rigorosamente in italiano, con tanto di dizionario a fianco) e, perché no, un po' di tv, soprattutto telegiornali e calcio («parlano veloce, ma cerchiamo di capire» spiega).  Assieme a lui, a Villamontagna, hanno ritrovato sogni e speranze altri quattro suoi connazionali (Isakh, Mohamed, Mahmot e Abdullah), tutti arrivati dalla Libia, dove prima avevano cercato fortuna e lavoro e da dove, causa la guerra, sono stati costretti a fuggire. La fortuna, al momento, l'hanno trovata in Trentino, accolti a braccia aperte da una comunità divenuta felice esempio di integrazione.

«Tutti ci hanno dato e ci stanno dando una mano - spiegano i 5 ragazzi somali, che in breve tempo hanno già iniziato ad assumere dimestichezza con la lingua italiana - dai grandi ai piccoli. C'è chi ci ha donato un vestito, chi un passaggio in macchina, chi un po' del proprio tempo». Ed ecco il «100% bellissimo» di Mohudin, la cui espressione è meritevole di "licenza poetica".

Dopo il loro sbarco in Italia e, successivamente, in Trentino, i cinque ragazzi (tra i 21 e i 31 anni) sono stati sistemati in uno degli appartamenti gestiti da Atas, in questo caso nella frazione di Villamontagna, seguiti da un operatore. Nessun contributo liquido nelle loro tasche, ma alloggio, tessera trasporti e buono spesa (una tessera cliente al Poli di 280 euro mensili per la spese e le ricariche telefoniche), garantiti dal contributo statale. Al resto ha pensato Amina, una somala residente da 18 anni a Trento, che si è fin da subito adoperata per i propri connazionali.

Un aiuto necessario perché, come da legge, i richiedenti asilo politico non possono lavorare per i primi sei mesi, obbligati però a partecipare a corsi di italiano, in Trentino gestiti da Cinformi, in attesa della valutazione della loro richiesta di asilo da parte della commissione ministeriale di Verona.  Villamontagna ha voluto fare un passo avanti, grazie all'assemblea cittadina organizzata dall'Atas in collaborazione con la circoscrizione Argentario presieduta da Armando Stefani.

Un'assemblea partecipata dalla locale popolazione, che si è subito attivata per accogliere al meglio i cinque ragazzi somali.  Un'accoglienza attiva, con tanto di corso di conversazione (lunedì pomeriggio e martedì mattina) tenuto da Manuela Acler e da altre tre volontarie del paese, senza dimenticare il gruppo giovani locale, che ha invitato i nuovi compaesani a partecipare alla propria attività del venerdì sera. Nel resto della settimana, i cinque ragazzi frequentano i corsi di lingua italiana di Cinformi e, non ultimo, vanno a fare la spesa, lavano i panni, si preparano pranzo e cena e fanno le pulizie di casa, tutto organizzato secondo turni giornalieri. Non per ultimo, il venerdì frequentano la moschea di Gardolo, mentre il sabato pomeriggio è dedicato allo sport, al calcio, grazie alla disponibilità del campo di Lavis e di un gruppo di ragazzi lavisani e somali con residenza a Lavis, che hanno dato il "la" all'iniziativa.

Insomma, è un Trentino capace di far scuola di integrazione e solidarietà. «Ho partecipato alla riunione a Villamontagna ed ho chiamato, mettendomi a disposizione - spiega Manuela Acler, che da un mese e mezzo tiene i corsi di conversazione a Villamontagna per Muhudin e compagni -. E' stata una cosa splendida perché non programmata. Ho potuto toccare con mano la realtà di questi ragazzi e a quel punto è impossibile tirarsi indietro. Non faccio nulla di che ed è proprio per questo che sarebbe bello veder nascere altre iniziative come questa in tutto il Trentino. Non serve strafare: basta fare».  A fine mese scadranno i sei mesi per i cinque somali, che attendono una risposta dalla commissione ministeriale di Verona. La speranza è che quella odierna non sia una breve felice parentesi e che possano avere un futuro «100% bellissimo».













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