da ala a s. ambrogio

“Il senso di Dio” secondo Eros Olivotto

ALA. Sarà presentato oggi alle 21 a Villa Bassani in S. Ambrogio di Valpolicella, «Il senso di Dio», l’ultimo libro dell’alense Eros Olivotto. Cinquanta paginette veloci, a tratti apertamente...



ALA. Sarà presentato oggi alle 21 a Villa Bassani in S. Ambrogio di Valpolicella, «Il senso di Dio», l’ultimo libro dell’alense Eros Olivotto. Cinquanta paginette veloci, a tratti apertamente autobiografiche, per riproporre con veste nuova la domanda mai sopita, nonostante tutto: è ancora possibile la fede, per l’uomo moderno? Avulsi dalle ingenuità da sacrestia, siamo caduti in un’altra grande ingenuità: pensare di possedere il passepartout per penetrare l’ordine delle cose. Eppure c’è un desiderio di trascendenza, nell’animo umano, che confligge con l’ordine razionale. Olivotto, allora, si chiede se esista la possibilità d’un sapere intuitivo, caldo, oscurato dalla fiducia esasperata nella ragione. I poeti come lui, conoscono da sempre la risposta, ma è interessante notare come l’insight, l’illuminazione acritica, sia riconosciuta anche dallo scienziato come incipit per paradigmi che rappresentano sempre e solo chiavi interpretative d’una realtà molto più complessa, sfuggente, misteriosa. Olivotto si chiede, allora, se la logica rappresenti davvero l’unica fonte di sapere attendibile e lo fa con la levità e la ragionevolezza di chi ha ottime letture alle spalle; rivisita lo statuto d’una modernità positivista, che le tante conquiste ha allontanato dalla coscienza del divino, ma che, pure, non rinuncia a volgere lo sguardo all’universo misterioso e sovversivo dell’arte, ai paradossi illuminanti e inquietanti della poesia, alla ricerca di altri “perché” dei fatti, quelli che sanno forzare fino a scardinarle, le porte all’indicibile. Un sentimento religioso la cui trama non cessa di correre nemmeno tra le fibre dell’ateo sprezzante: “L’assenza di Dio è l’espressione di una religiosità profonda”, sostiene. Dostoevskij, Tagore, il poeta uruguaiano Mario Benedetti diventano le guide di Olivotto per la ricerca di un “metodo” possibile della fede, dopo il paradosso kantiano che ha segnalato come non possa esistere una scienza del divino se l’oggetto di tale scienza è per sua stessa natura misteriosa. A cosa approdi l’autore, lo lasciamo scoprire al lettore... (a.e.)













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