Il precario Andrea molla il teatro per andare a fare il calzolaio

Stanco dei contratti bimestrali ha rilevato l’attività materna


Marco Weber


MEZZOLOMBARDO. Si chiama Luca Agostini, tra pochi giorni (giovedì 18) compirà 31 anni, fino a qualche tempo fa lavorava come tecnico teatrale a Bolzano. Da qualche mese ha cambiato lavoro, ora fa il calzolaio sulle orme della mamma Mariangela Dehò, dalla quale ha rilevato il laboratorio di Piazza delle Erbe che lei aveva aperto nel 1997.

Due storie singolari quelle di Mariangela e del figlio Luca. Lei, grande spirito imprenditoriale e molta voglia di tirarsi su le maniche, senza piangersi addosso quando all'età di 47 anni si è trovata improvvisamente senza lavoro per chiusura dell'azienda dove lavorava come impiegata: per aprire la bottega di calzolaio, lei che nella vita lavorativa aveva fatto tutt'altro, si affiancò per un anno all'esperto Alberto Zangrando prima di proseguire da sola con ottimi risultati. Attività inventata che le ha permesso di raggiungere la pensione.

L'attività messa in piedi dalla mamma, con relativa clientela, è diventata ora un ottimo sbocco alla situazione lavorativa del figlio, prima precario e poi disoccupato. «Il lavoro in teatro mi piaceva molto - afferma oggi Luca Agostini da dietro il banco da lavoro - ma purtroppo non mi dava sicurezza, erano contratti bimestrali rinnovati di volta in volta. Lavoravo per la compagnia di lingua tedesca che assieme a quell'italiana (il Teatro Stabile) ha in gestione il teatro comunale di Bolzano. Costruivo le scenografie in laboratorio e facevo il tecnico sul palco: mi occupavo dei cambi scena e montaggio e smontaggio scenografie. Un bel lavoro, creativo. Ma ad un certo punto sono rimasto a piedi, come si dice. Per un po' ho allora lavorato come commesso in alcuni negozi e poi ho deciso di rilevare l'attività della mamma».

Da tecnico teatrale a calzolaio il salto non è così strano, secondo questo giovane neo imprenditore. «Sono tutti e due lavori creativi, che danno soddisfazione. Non c'era monotonia in teatro e non ce n'è nemmeno qui nella bottega di calzolaio. Questo per me è molto importante. Inoltre come stimolo ulteriore io ho davanti a me l'esempio della mamma, che è rimasta senza lavoro a 47 anni e invece di piangersi addosso si è data da fare, passando da impiegata a calzolaia. Non un passo indietro, come qualcuno pensa, ma un passo in avanti. Sono orgoglioso di lei e continuo con piacere a portare avanti il suo laboratorio di calzolaio. Lei mi ha insegnato il lavoro, ora è in pensione e fa la casalinga ma se serve mi aiuta e mi consiglia. E io ho un lavoro stabile, un lavoro tutto mio, in proprio, che mi darà da vivere. Lavoro ce n'è, per fortuna. Anche perché siamo veramente in pochi, a fare questo mestiere».













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