«Ici, mazzata per la scuola cattolica»

Fantelli, preside dell'Arcivescovile: non è business, conti in rosso da anni


Gianfranco Piccoli


TRENTO. L'Ici sulle scuole parificate sarebbe una mazzata per bilanci già in rosso. «L'unica soluzione sarebbe l'aumento delle rette», dice Udalrico Fantelli, dirigente dell'Arcivescovile. A lanciare l'allarme è il mondo cattolico poche ore prima che la Commissione Industria al Senato voti gli ultimi 20 articoli sulle liberalizzazioni: tra questi l'Imu sui beni della Chiesa. Il nodo sta tutto nell'interpretazione di «commerciale».

Possono le scuole parificate essere messe sullo stesso piano, ad esempio, di strutture d'accoglienza (a pagamento) gestite da religiosi? Monsignor Umberto Giacometti, per decenni responsabile dell'Arcivescovile, non ha dubbi: «Le scuole parificate sono un servizio pubblico a tutti gli effetti, così come recita la legge entrata in vigore nel 2000 - commenta - se devono pagare l'Ici, lo facciano anche le scuole statali». Secondo Giacometti, in Trentino la Chiesa ha già le carte in regola: «Proprio qualche giorno fa, durante la commissione dell'Istituto per il sostentamento del clero, ci hanno mostrato l'elenco degli immobili per i quali la Curia trentina paga l'Ici: già adesso chi ha attività commerciali paga l'imposta».

Se a Roma dovesse essere approvata una norma che prevede il pagamento dell'Ici per le scuole parificate? «I conti non li ho mai fatti, ma sarebbe un tsunami - conclude Giacometti - in grado di travolgere questa istituzione». Chi i conti li conosce bene è invece Udalrico Fantelli, ex sindaco di Dimaro e insegnante, dall'ottobre del 2010 alla guida dell'istituto di via Endrici: «A Rovereto l'immobile non è dell'Arcivescovile ma della Diocesi, che, infatti, paga circa 50.000 euro all'anno di Ici. A Trento, invece, l'edificio è di proprietà della Fondazione, che paga circa 15.000 euro per quei locali, come il convitto, che rientrano sotto la voce commerciale».

Ma davvero l'imposta sugli immobili potrebbe mettere in difficoltà la scuola? «Il ramo scuola da circa tre anni chiude con un rosso di 150.000 euro, un passivo che viene ripianato grazie ad altre entrate della Fondazione Arcivescovile - spiega Fantelli - chiaro che un ulteriore appesantimento dei conti porterebbe ad un inevitabile ritocco delle rette per rimanere sulla linea di galleggiamento». Insomma, la scuola non è un business: «Posso garantire che ovunque le scuole parificate cattoliche sono in forte difficoltà». In linea di principio? «Da sindaco di Dimaro - ricorda Fantelli - ho aperto un contenzioso con le suore che gestivano un albergo perché pagassero l'Ici. Sono d'accordo che l'imposta vada pagata se c'è davvero un'attività commerciale. Ma non per la scuola», conclude. Posizione condivisa nel mondo cattolico. Ma anche il presidente Napolitano ha riconosciuto alla Chiesa un ruolo «rilevante» nell'educazione.













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