«I vestiti lavati con le coperte del cane» 

Il caso denunciato al Servizio del lavoro, che avvierà gli accertamenti e il calcolo del risarcimento



TRENTO. Devono averne sopportate di angherie, i giovani lavoratori, che si erano visti rifiutare perfino l’acqua per lavarsi una volta ogni tre giorni.

«Quello che fa più male - commenta il sindacalista della Fai Cisl (la Federazione agricola alimentare) - è che i ragazzi erano delle persone molto tranquille, che ne hanno sopportate di tutti i colori. Così giovani, visto che il più vecchio aveva 35 anni ed aveva iniziato a lavorare quando ne aveva 25, mentre il più giovane a 22 anni, ne lavorava da tre ed il terso aveva 25 anni, non avranno avuto il coraggio di ribellarsi. Fa impressione quello che ci hanno raccontato: relegati nelle roulotte, lontano dal centro abitato, dovevano sobbarcarsi chilometri a piedi per raggiungere i campi. E, quando tornavano dal lavoro, invece di potersi riposare in modo adeguato, avevano come letto materassi sfondati e spesso si trovavano a lottare anche contro i nidi di vespe e qualche serpente che si introduceva nella roulotte. Ma la cosa più umiliante è che erano costretti a lavare i loro vestiti in una vecchia lavatrice, dove il loro padrone lavava le coperte del cane».

I tre bosniaci, alla fine, convinti dai sindacalisti, hanno dato il via libera per denunciare il loro inferno ed ora il Servizio del lavoro avvierà i propri accertamenti, mentre sui risarcimenti è già al lavoro l’ufficio legale del sindacato, che dovrà calcolare l’ammontare di quanto è stato loro sottratto per tutte le ore lavorate in nero. Il risarcimento morale però, sarà più difficile da quantificare.

«Sono giovani - commenta Bastiani - ma sono stati già provati da una esperienza dura, che li ha fatti crescere in fretta. Speriamo che nel Paese dove ora si sono trasferiti, verranno trattati con più dignità».

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