«I passi vanno liberati dal caos-moto»

Klaus Peter Dissinger (Protezionisti altoatesini): «Da più di dieci anni chiediamo la chiusura a fasce orarie»


di Valeria Frangipane


TRENTO. «Non ce l’ho con le moto. Ma con quei centauri austriaci, svizzeri e germanici che vengono sulle Dolomiti per correre e sgasare. Non lo fanno a casa loro, dove la stangata è assicurata, ma si scatenano qui, sui nostri passi». Klaus Peter Dissinger - presidente del Dachverband (i protezionisti sudtirolesi) - spiega che la sua Federazione chiede da più di dieci anni di trovare soluzioni intelligenti ad un problema che si è fatto quasi antico per arginare tutto il traffico (anche delle macchine) che si accanisce sulle Dolomiti... ma non ha mai avuto risposta. «Le nostre montagne sono o non sono patrimonio dell’Unesco? Le vogliamo tutelare perché tutti le possano godere al meglio?». E la vostra soluzione qual è ? «Fasce orarie tutti i giorni dalle 11 alle 16 (o anche17) ed ovviamente strade e passaggi sempre aperti ai residenti che non devono e non possono essere penalizzati. Un po’ come è successo all’Alpe di Siusi. Così tutti hanno il tempo di salire sui passi per poi goderseli».

Dissinger va oltre e dice che ovviamente non basta un cartello che chiude la strada ad una certa ora ed un altro che lo riapre ad una tal altra... servono infrastrutture. «Parcheggi ben posizionati e bene attrezzati, bus navetta ecologici a disposizione e soprattutto una rete di informazioni capillari per vivere le Dolomiti al meglio».

Ma torniamo ai motociclisti... in tanti se la stanno prendendo, trovano la chiusura dei passi eccessiva e penalizzante, Lei che dice? «Che è anche per colpa loro se siamo a questo punto. In Austria ed in Svizzera ci sono già dei passi chiusi. Penso al Grossglockner dove se vuoi andare devi pagare ed a tutta la zona di Zermatt e ho fatto i primi due esempi che venivano in mente. E poi oltreconfine - e includo anche la Germania - i limiti di velocità sono ferrei e non si scappa dai controlli ed allora in tanti arrivano qui per divertirsi a suon di curve e far quello che a casa loro non è permesso. E poi fare quattro o cinque passi al giorno - come se fossero piste di velocità - è diventato divertimento assoluto. Su da qui, giù di lì e avanti così. E lo stesso succede con le macchine. E così tra noi, bellunesi e trentini ci troviamo Sella, Gardena, Campolongo e Pordoi invivibili». Insomma voi volete in montagna solo le biciclette...

Dissinger sorride: «Non dico questo. Ma dobbiamo chiederci che turismo vogliamo. Ci piace quello di massa? Non credo. Dico che dobbiamo dare a tutti il permesso di arrivare in cima ad una certa ora ma poi dobbiamo chiudere per permettere a tutti di andare a piedi, in bici o sul bus». Avete avanzato questa proposta alla politica? «Certo, l’abbiamo sommersa. L’assessore provinciale all’ambiente Richard Theiner ci aveva promesso che a luglio ed agosto di quest’anno sarebbe partito un progetto sperimentale per la chiusura a fasce orarie di Passo Sella. Sembrava cosa fatta ma il tutto è svanito nel nulla per colpa delle solite pressioni». Il Dachverband non prende nemmeno in considerazione l’ipotesi del pedaggio. «Potrebbe addirittura aggravare la questione. Da quando è stato introdotto a Passo Rombo il traffico di moto è aumentatoperché il pensiero comune vuole che qualsiasi cosa si paghi diventi automaticamente più attrattiva».













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