I negozi snobbano ancora il Festival

Molte serrande abbassate, nonostante la deroga. Gravante: «Colpa della crisi»


Chiara Bert


TRENTO. Apre il Festival e i negozi restano chiusi. Chiude il Festival ma ieri, alla faccia della deroga, la scena si è ripetuta, con la maggior parte dei negozi rimasti chiusi. Serrande desolatamente abbassate in molte vie del centro storico, grandi catene comprese. «Colpa della crisi - ribatte Gianni Gravante, presidente di Federmoda - serve un festival più popolare che attiri più gente». C'era aria di smobilitazione ieri nel giro al Sass, dove trentini e turisti si aggiravano in molti per godersi gli scampoli di questa sesta edizione del Festival dell'economia. Ma nemmeno quest'anno, dopo le polemiche delle passate edizioni, la città è apparsa all'altezza di un evento di questa portata, che richiama a Trento migliaia di persone da fuori provincia. Giovedì, giornata di apertura della kermesse, i negozi erano chiusi, ma era il 2 giugno, Festa nazionale, e non c'erano deroghe. Discorso diverso ieri, quando i commercianti erano autorizzati dal Comune a tenere alzate le serrande. Ma in pochi hanno colto la possibilità della deroga. «Quelli aperti erano comunque più dell'anno scorso», obietta Gravante, presidente di Federmoda. Ma bastava fare un giro ieri pomeriggio in centro per rendersi conto che chi aveva aperto era uno sparuto numero di esercizi che si contava sulle dita di due mani. Intere vie quasi totalmente chiuse, da via Oriola a via del Simonino, da piazza Battisti (escluso Max Mara) a via delle Orfane. Chiusi negozi come De Lorenzi, Caneppele, Zanella, De Lorenzi. Chiuse grandi catene e magazzini, come Benetton, Sportler, Mandarina Duck, Nicolodi. Chiusi bar Duomo, Caffè Mozart e bar Verdi in via Verdi, chiuso il Marchiodi in piazza Battisti, l'Olimpia in via Belenzani. Non c'erano problemi se ieri cercavate biancheria intima o costumi da bagno: Tezenis e Calzedonia garantivano lo shopping domenicale. Ma per il resto davvero poco. Molto poco. Scuote la testa anche l'assessore alla cultura e al turismo Lucia Maestri, che fa la spola tra gli ultimi eventi della giornata: «Ancora non ci siamo». Per Gravante la scelta di non aprire è legata alla crisi dei consumi: «Con un giorno di apertura in più non significa che la gente spenda di più. I commercianti cercano di gestire le risorse che hanno, se l'apertura non dà grandi risultati per gli incassi, rischia di diventare disastrosa per i costi». «Al Festival non parliamo di numeri eclatanti come a dicembre per i mercatini di Natale - prosegue Gravante - quest'anno ho visto parecchie sale mezze vuote, questo ci deve far riflettere. Poi la proposta: «Avviamo un tavolo di concertazione che coinvolga anche i commercianti per creare un evento più nazionalpopolare che porti più gente. I negozianti risponderanno».

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