il caso

I Cappelletti fanno causa all’Azienda sanitaria

Il patriarca Augusto, condannato a 2 anni e 5 mesi, chiede il dissequestro del capannone e di casa sua che stavano per essere venduti all’asta



TRENTO. I Cappelletti passano al contrattacco. Il patriarca della famiglia di Maria Angelica, l’ormai ex funzionaria infedele dell’Azienda sanitaria condannata per una truffa da 3 milioni di euro proprio ai danni del suo ex datore di lavoro. La funzionaria, che era addetta ai rimborsi per le spese mediche sostenute, aveva inserito tra le richieste istruite una serie lunghissima di domande fasulle. I relativi rimborsi finivano tutti sui conti correnti del marito Mauro Biasiolli, del fratello Eugenio, e del padre Augusto. Maria Angelica Cappelletti è già stata condannata a 3 anni di reclusione in abbreviato, il marito a 3 anni e 8 mesi, il fratello Eugenio a 3 anni e 6 mesi, il padre Augusto a 2 anni, 5 mesi, in abbreviato anche lui. Per tutti l’accusa era di concorso in truffa. Più lieve la condanna per l’altro fratello, Osvaldo, cui è stata inflitta una pena di un anno di reclusione per ricettazione.

Dopo il capitolo penale, che ormai appare chiuso. Si è aperto quello civile. E proprio su questo campo i Cappelletti, e segnatamente Augusto, passano al contrattacco con l’avvocato Lorenzo Eccher. L’Azienda sanitaria, infatti, nel tentativo di recuperare almeno le briciole di quanto perso aveva chiesto e ottenuto il sequestro dei beni di Maria Angelica Cappelletti e dei parenti direttamente coinvolti. Nella relativa causa civile Augusto, cui sarebbe andato un milione e 91 mila euro, aveva riconosciuto un debito nei confronti dell’Azienda sanitaria fino a un massimo di un milione e mezzo. In forza di questa che tecnicamente si chiama ricognizione del debito, l’Azienda sanitaria aveva ottenuto il sequestro della casa di Augusto e del capannone della sua azienda.

Adesso, però, il patriarca sostiene che la sua ammissione non è valida e se la rimangia. Così è partita una controcausa per chiedere il dissequestro dei suoi beni. Il giudice civile ha, per il momento, respinto la richiesta cautelare e, quindi, i sigilli ancora incombono sui beni del vecchio imprenditore. Però la causa è stata incardinata e blocca le procedure di vendita all’asta. L’Azienda, però, sta affilando le armi e cerca di recuperare altri soldi e sta studiando la possibilità di intentare cause civili ad altri parenti della Cappelletti che avrebbero beneficiato delle somme sottratte all’Azienda sanitaria. Secondo quando ricostruito, con i soldi l’ex funzionaria avrebbe sanato la situazione difficile dell’azienda del padre e avrebbe anche comprato una casa a dei parenti, oltre a tenere un alto tenore di vita.













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