La protesta

I cacciatori bellunesi contro la Provincia di Trento per l'allontanamento del gallo cedrone "Willy"

Il presidente della riserva di Falcade: "Dovevano interpellare anche noi. Speriamo solo non faccia la fine dell'orsa Daniza"



SAN PELLEGRINO. «Speriamo non faccia la fine di Daniza». Un cartello piantato nella neve prima dell'ultimo muro della pista “Col Margherita”. Siamo sul San Pellegrino, in Trentino, ma a soli 400 metri in linea d'aria dal confine con il Veneto e con Falcade. Qui martedì mattina i forestali della Provincia di Trento hanno portato via Willy, il gallo cedrone che riscuoteva l'interesse e l'attenzione degli sciatori.

Leggi la notizia dell'allontanamento del gallo Willy

L'altra mattina lo spazio è stato occupato dalla protesta: «Qui abitava il gallo Willy» dice il cartello «purtroppo è stato portato via e non si sa bene il perché. Non si sa il luogo dove sia stato destinato, c'è solo da sperare che non sia finito nelle mani degli scienziati che hanno curato l'orso Daniza». Firmato: gli amici di Willy. Il riferimento è alla vicenda dell'orsa Daniza, morta il 10 settembre scorso in seguito alla cattura da parte del Servizio foreste e fauna della Provincia di Trento, che aveva scatenato molte polemiche.

Le spiegazioni date dai forestali trentini (proteggere l'animale e di tutelare la sicurezza degli sciatori), non sono bastate ai frequentatori della pista per accettare il blitz di martedì e soprattutto essere rassicurati circa la sorte di Willy. Fra quelli che hanno storto il naso di fronte alla decisione dei forestali trentini, anche i cacciatori di Falcade.

Il presidente della Riserva, Silvio Bez, ha ritenuto opportuno mandare una lettera informale alla Provincia di Belluno. «Vorrei esprimere il nostro disappunto per la “deportazione” del gallo cedrone dal col Margherita (località “Caviette”)» scrive Bez «il comportamento, considerato “anomalo”, del tetraonide è dovuto al fatto che in primavera inizia il periodo degli amori e probabilmente l’aumento degli ormoni nel maschio cedrone fanno perdere la paura dell’uomo, anzi lo considera un concorrente e di conseguenza cerca di attaccarlo».

Fatti che, per Bez, rientrano nella normalità: «In zona ci sono ancora un paio di esemplari “intontiti” che si avvicinano all’uomo, ma non riveleremo mai la località per evitare altre deportazioni». Per Bez il gallo doveva essere sì spostato, ma lasciato libero nella stessa vallata nei boschi sottostanti «anche perché doveva ancora svolgere la sua funzione biologica riproduttiva e da quelle parti ci sono molte femmine che vengono avvistate quasi tutti gli anni». E invece, questa è l'accusa di Bez, il gallo è «stato portato in altri territori lontani per seguirne i movimenti sradicandolo dal suo habitat. Se era proprio necessario studiare il volatile si doveva farlo in zona e in ogni caso, per correttezza, visto che il gallo gravitava nel bacino imbrifero del torrente Bióis ai confini con Falcade, i servizi della provincia di Trento dovevano interpellare anche la Provincia di Belluno e la Riserva di caccia di Falcade».













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