Grandi eventi in montagna, sono pronte le nuove regole 

Il documento della cabina di regia. Le linee guida studiate già a gennaio, ora partirà il “percorso partecipato”Limiti al rumore, alla folla e un appello a rispettare la cultura dell’alta quota. Per evitare l’effetto Bob Sinclair 


Andrea Selva


Trento. Gli amplificatori di Giorgio Moroder si sono spenti domenica pomeriggio a San Martino di Castrozza, nel parco di Paneveggio, ma di grandi eventi in quota si parlerà ancora lungo. Anche per capire se sono grandi davvero: c’erano 1.500 persone come ha sostenuto la Provincia di Trento oppure alcune centinaia come hanno sostenuto i partecipanti? Il gioco valeva la candela, considerato anche il costo dell’evento che - secondo quanto appreso dal nostro giornale - sarebbe stato di 60 mila euro? Di certo le regole sui grandi eventi in montagna - tanto invocate in questi giorni - in realtà sono pronte ormai da gennaio, scritte nere su bianco in un documento di 25 pagine che il Trentino ha potuto consultare, predisposte da un gruppo di lavoro nominato dalla cabina di regia sulle aree protette. Toccherà alla giunta provinciale - ora - far partire il dibattito su un tema infuocato, con enormi interessi contrapposti, in cui è in gioco l’utilizzo del territorio di montagna, ma anche cultura e tradizioni.

Le linee guida

Le hanno chiamate semplicemente “linee guida” ma in realtà sono indicazioni ben precise sulla sostenibilità (sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista culturale) dei grandi eventi in montagna. I punti delicati sono soprattutto il rumore provocato dagli impianti di amplificazione e dai mezzi dell’organizzazione, ma anche l’affollamento, i danni provocati al suolo, l’inquinamento luminoso causato dagli impianti di illuminazione ma anche l’opportunità (su questo si potrebbe discutere all’infinito) di organizzare concerti in cima alle montagne, competizioni di corsa verticali o gare di scialpinismo che coinvolgono migliaia di persone in luoghi delicati come un ghiacciaio. Le soluzioni indicate dagli esperti? Le indichiamo nel pezzo qui accanto: in sostanza si tratta di porre un limite (parola usate più volte nel documento) al numero di partecipanti (200, ma dipende dalle situazioni), al rumore, ai luoghi in cui organizzare questi eventi, ma anche agli orari e alle stagioni (la notte e l’inverno sono i periodi più delicati).

Il gruppo di lavoro

Su questo tema ha lavorato la Fondazione Unesco (concentrandosi in particolare sui raduni con i mezzi a motore) ma anche il gruppo delle aree protette provinciali (servizio che all’epoca era guidato da Claudio Ferrari). Un gruppo composto da Martina Loss (dei selvicoltori trentin), Luigi Casanova (per le associazioni ambientaliste), Sandro de Guelmi (per la Sat), Silvio Grisotto (del parco di Paneveggio), Cristiano Trotter (del Parco nazionale Adamello Brenta), Paolo Nascivera e Enrico Miorelli (Trentino Sviluppo) con la collaborazione di Luciano Mattevi dell’Appa per quanto riguarda l’inquinamento acustico.

Il punto di partenza

Il gruppo si è messo al lavoro dopo la mozione approvata nell’aprile del 2018 in consiglio provinciale (su proposta della consigliera provinciale Donata Borgonovo Re) per impegnare la giunta a individuare le “linee guida” e soprattutto le “attività incompatibili con le peculiarità degli ambienti montani”. Una mozione che venne approvata con voti del centro sinistra autonomista (ma con varie eccezioni) ma anche con un voto della Lega (Savoi), dell’attuale assessore Tonina, della Civica Trentina e di Progetto Trentino.

Il confronto

Lo stesso documento prevede ora la partenza di un confronto con i “portatori di interesse” prima di arrivare all’esame definitivo della giunta provinciale.

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