sanità

Gli ospedali di valle vengono «dimezzati»

A causa delle nuove norme sul riposo ad Arco, Cavalese e Tione si potrà partorire solo di giorno. Anche i codici rossi saranno trasferiti. Trento, Rovereto e Cles non subiranno depotenziamenti


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Dove non è riuscita la ministra Lorenzin c’è riuscita l’Europa. Con l’adozione da oggi della direttiva europea che prevede 11 ore obbligatorie di riposo tra un turno e l’altro, i punti nascita periferici arrivano a un passo dalla chiusura e gli ospedali di valle vengono ridimensionati di molto. La legge che recepisce la direttiva europea (con un ritardo di 11 anni) è del 2014, ma, come al solito, in Italia si fanno le cose all’ultimo secondo.Tutta la sanità italiana è dovuta correre ai ripari in fretta e in furia. Per coniugare l’esigenza di garantire i servizi aperti 24 ore da una parte e il riposo dei medici dall’altro, è stato necessaria una vera e proprio opera di equilibrismo. E il risultato è stato che punti nascita con i numeri più bassi saranno operativi solo di giorno e solo durante la settimana.

La Provincia per ovviare alle carenze d’organico provocate dalle nuove norme sul riposo, ha stabilito che ad Arco, Tione e Cavalese si potrà partorire solo di giorno, mentre in caso di doglie notturne o nei week end la partoriente sarà portata all’ospedale di riferimento più vicino. Questo per mancanza di anestesisti. Stessa storia per le urgenze, i cosiddetti codici rossi. Di notte saranno trasferiti a Trento, come del resto accade già ora. La Provincia e l’assessore alla Sanità Luca Zeni si affannano a dire che cambia poco, ma i medici dei punti nascita periferici sono già sul sentiero di guerra. Innanzitutto, fanno notare che ufficiosamente è stato comunicato loro che i parti saranno possibili solo fino alle 14 e non fino alle 20, come riportato nel comunicato stampa ufficiale della Provincia. Poi, spiegano che un servizio come quello del punto nascita non è concepibile part time.

I medici spiegano che, di fatto, si tratta del’anticamera della chiusura. Zeni ribatte, invece, che grazie a questa riformulazione dell’offerta di servizi è stato possibile tenere aperti tutti i punti nascita e tutti gli ospedali del Trentino quando in molte zone del paese si è costretti a chiudere interi reparti.

Non solo, Zeni e la Provincia lasciando intravvedere la possibilità di tornare alla situazione precedente. Infatti, l’assessorato alla Salute ha dato mandato all’Azienda sanitaria di avviare le procedure per assumere tutti gli anestesisti e i medici che servono per garantire la piena funzionalità dei reparti. L’assessore, però, numeri non ne fa: «I medici che servirebbero non sono tantissimi. Non posso dire esattamente quanti perché dipende da molte variabili. Quello che posso dire è che c’è la volontà di assumerli».

Il nodo dolente è costituito dalla figura degli anestesisti. L’applicazione della nuova norma sui riposi non permette più neanche il ricorso ai cosiddetti gettonisti, medici dipendenti delle aziende sanitarie di Verona e di Este che coprivano le notti negli ospedali del Trentino e poi il giorno successivo andavano al lavoro nei loro ospedali in Veneto. Adesso questa pratica non è più possibile. Quindi mancano gli anestesisti che possano permettere sia interventi urgenti che i parti in sicurezza. Da qui la decisione di accentrare tutto nei tre ospedali con i numeri più alti, ovvero Trento, Rovereto e Cles, mentre gli utenti che si rivolgono agli altri ospedali si dovranno accontentare di un viaggio in elicottero o in ambulanza fino all’ospedale di riferimento più vicino.

Secondo l’assessore Zeni, la soluzione individuata «riduce entro i limiti dell’accettabile i disagi». L’assessore cerca di guardare al bicchiere mezzo pieno: «Tutti gli ospedali trentini resteranno aperti e viene confermata l’attività specialistica ambulatoriale. In tutti gli ospedali viene mantenuta l’attività chirurgica programmata e il pronto soccorso resta attivo 24 ore su 24».

I dolori arrivano quando c’è un’urgenza di notte, ma Zeni assicura che già ora le vere emergenze non restavano negli ospedali di valle: «Abbiamo studiato molto bene i dati e abbiamo visto che quelli che si chiamano codici rossi di notte sono molto pochi e già ora vengono portati a Trento con l’elicottero. Non abbiamo fatto altro che mettere nero su bianco una situazione che, di fatto, era già operativa».

Per quanto riguarda i punti nascita, l’assessore tiene a sottolineare che resteranno tutti aperti anche di notte: «La presa in carico ci sarà in tutti i punti nascita. Ad Arco, Cavalese e Tione ci sarà comunque sempre un ostetrico e un ginecologo reperibile, ma in caso di parto notturno ci sarà il trasferimento a Trento o a Rovereto o a Cles. In questo modo siamo riusciti a evitare la chiusura». I critici, però, fanno presente che il parto spesso non è immediato e che tra le doglie e la nascita possono passare anche molte. Il nascituro certo non guarda l’orologio e non accelera per nascere prima dell’ora di chiusura.













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