Gli ex senatori ora timbrano il cartellino 

La pattuglia dei parlamentari non riconfermati pronta a tornare ad una scrivania che, in qualche caso, li ha attesi 25 anni


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. Sette parlamentari trentini da domani non saranno più tali. E per alcuni di loro dopo 25, 30 anni, c’è una scrivania da rispolverare. Già, perché i senatori Divina e Panizza, finito un periodo di aspettativa durato svariati lustri, dovranno riprendere quel lavoro in Provincia che avevano lasciato quando scelsero la carriera politica.

Ma, anche per tutti gli altri 5 che non sono stati rieletti non ci sarà una pensione immediata. Anche a Lorenzo Dellai, per dire, manca poco più di un anno per potersi ritirare a vita privata. E lui al posto pubblico rinunciò tanto tempo fa, licenziandosi, quando entrò in Comune per fare il sindaco. Vediamo, assieme alle scelte post romane che si accingono a fare gli ormai ex Fravezzi, Ottobre, Tonini e Nicoletti. «Domani (oggi) incontro il dirigente generale del personale della Provincia, Comper. Mi ha detto che possiamo vedere assieme cosa posso fare per l’ente pubblico, per quanto possibile con soddisfazione reciproca» osserva Sergio Divina. L’ormai ex senatore leghista ha lasciato nel 1993 il proprio posto in piazza Dante dove si occupava di protezione civile: «Vorrei imparare qualcosa e, se possibile, essere utile. Alle spalle ho 4 elezioni in Consiglio provinciale, dove ho svolto 3 mandati, ed altri 3 mandati li ho fatti a Roma, come senatore. Nel frattempo io ho continuato a versare in Provincia quelli che si chiamavano contributi volontari. Tra circa un anno avrò diritto ad una pensioncina».

Lorenzo Dellai, invece, nel palazzo di piazza Dante, dove pure aveva vinto un concorso da funzionario, non tornerà: «No, perché mi sono licenziato ai tempi del primo mandato in Comune, rinunciando a rimanere in aspettativa». Si parla dunque del 1990 quando venne eletto sindaco per la prima volta. Dellai iniziò un secondo mandato da primo cittadino che lasciò anzitempo, per presentarsi alle elezioni in Provincia. Dal 1999 al 2012 è stato presidente della giunta, l’anno successivo è stato eletto onorevole a Roma: «Non so esattamente quello che farò, mi manca poco più di un anno per la pensione e sicuramente qualche cosa, con calma, esaminerò. Per ora ho iniziato, come avevo promesso, quel giro nel collegio della Valsugana e sto ascoltando la gente. Ho già fatto 6/7 incontri».

Anche un fedelissimo di Dellai, come l’ex senatore Vittorio Fravezzi, torna al proprio lavoro che, tra l’altro, non aveva mai lasciato. Quello di sindaco di Dro: «Se mi chiede un giudizio politico su quello che è accaduto il 4 di marzo le rispondo che anche in questo settore ci sono i periodi di vacche magre. Ah vuole sapere invece che cosa farò dopo la mia mancata candidatura? Il sindaco appunto, per cui ricevo una sobria indennità. Non ho aspettative da riprendere, perché al mio posto in Regione avevo rinunciato, dimettendomi, alla fine del 2012. Per il resto posso esaminare anche altre offerte di lavoro. Tra l’altro sono anche iscritto all’ordine dei giornalisti ed ho sempre continuato a pagare le quote». Per la pensione Fravezzi ha ancora da attendere a lungo, visto che ha solo 50 anni.

Michele Nicoletti torna invece a svolgere il proprio lavoro di docente universitario: «Certo, l’offerta formativa è già stata messa a punto per quest’anno. In altre parole non terrò un corso in senso stretto ma sono a disposizione per quanto riguarda sia i seminari che gli esami». La mancata riconferma di Nicoletti a Roma si traduce anche in una perdita secca per l’Italia che si vedrà privata della presidenza del Consiglio d’Europa. Carica cui si era appena insediato a febbraio: «Un vero peccato, certo. Posso dire che la settimana scorsa abbiamo fatto una riunione a Parigi con i colleghi del Consiglio che mi hanno riconfermato la propria fiducia sino a giugno. Poi quando l’Italia avrà le nuove commissioni si procederà ad una nuova presidenza». Che, però, non potrà essere italiana.

Di Franco Panizza si è detto sul giornale di ieri. Tornerà in Provincia, per circa un anno, terminato il lungo periodo di aspettativa. Lavorerà al dipartimento foreste: «Avrebbe dato un segnale importante se avesse lasciato il proprio posto ad un giovane» tuona Mauro Ottobre, a sua volta ex parlamentare: «Franco sembra non capire che i tempi sono cambiati e non gli bastano i due vitalizi che ha già maturato. Peccato. Per quanto mi riguarda torno a lavorare da artigiano del marmo, come facevo prima del mio mandato da parlamentare. Tra l’altro io ho già dimostrato, carte alla mano, che non ho certo fatto politica per guadagnarci: da imprenditore ho denunciato 250 mila euro, l’anno dopo, da parlamentare 135 mila».

La regola di un anno vale anche per Giorgio Tonini che deve attendere 12 mesi per potersi ritirare e godere la meritata pensione. Anche Tonini aveva lavorato in Provincia, ma come giornalista all’ufficio stampa di piazza Dante. Poi quattro legislature in Senato, sempre con il Pd. Ora il partito a Roma, era stato assunto a suo tempo da Veltroni, gli ridarà lavoro per il tempo necessario.













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