testamento biologico, l’incontro della diocesi 

Gli esperti: «Ancora troppi i dubbi applicativi»

TRENTO.. Sono 75 le Dat (Dichiarazione Anticipata di Trattamento) depositate da pazienti con malattie croniche tipo Sla presentate però sulla base della legge provinciale che ha anticipato quella...



TRENTO.. Sono 75 le Dat (Dichiarazione Anticipata di Trattamento) depositate da pazienti con malattie croniche tipo Sla presentate però sulla base della legge provinciale che ha anticipato quella nazionale. Il contesto di riferimento è quello che meno del 10% dei decessi è causato da malattie acute, tutti gli altri da malattie croniche degenerative. Sono i dati riferiti nella prima serata del doppio appuntamento (il prossimo sarà per venerdì 23 sempre all’Oratorio del Duomo) organizzato dalla Diocesi di Trento sul tema del “Testamento Biologico”. Venerdì sera in un Auditorium esaurito è stato dato spazio ad un percorso tecnico e di valutazione applicativa della legge dello scorso dicembre, mentre i giudizi morali e di opportunità sono rimandati al prossimo incontro.

Quando si parla di Testamento Biologico si tratta un argomento nel quale le parole possono avere delle sottili differenze «si devono avere dei limiti ben precisi - ha detto Elena Bravi, Direttore UO psicologia Clinica dell’Azienda sanitari – dai quali partire». Uno potrebbe essere il passaggio che trasforma la cura in terapia che non ha già al centro l’ammalato, ma la malattia e che significa che ci si trova di fronte ad uno stato cronico. La Dat è un atto preventivo che le persone sottoscrivono quando sono ancora sane o al manifestarsi dei primi sintomi e quindi non hanno idea dello stato in cui andranno a trovarsi nel momento critico della malattia. Un altro conflitto possibile è quello tra i desideri dell’ammalato e le esigenze sanitarie».

Lucia Galvagni ricercatrice del FBK si è soffermata sulla questione di chi possa essere autorizzato a decidere, specialmente nei casi di un ammalato non partecipativo. Altri interrogativi li ha posti Edoardo Geat Direttore del Dipartimento Anestesia e Rianimazione: «Siamo in attesa di un’indicazione ministeriale che ci dica dove vanno depositate le Dat, alla pari delle videoregistrazioni. Ma che chiarisca anche chi è chiamato a decidere in caso di conflitto tra fiduciario e personale medico, non potendo contare sui tribunali che hanno tempi inconciliabili con quelli dell’evolversi della malattia». (d.p.)













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