Gioco d’azzardo nel mirino delle mafie

L’allarme del procuratore Pignatone al Festival dell’Economia. Savona: anche al Nord il settore cresce, il rischio c’è


di Paolo Morando


TRENTO. “Segui il denaro”, è uno dei precetti delle inchieste sulla criminalità organizzata. Lo sa bene il procuratore Giuseppe Pignatone, autore di tante inchieste sulle infiltrazioni della ’ndrangheta al Nord. E il riciclaggio del denaro “sporco” delle cosche, oggi, sempre meno corre lungo i tradizionali binari dell’edilizia. Al Nord, ha spiegato sabato il magistrato al pubblico del festival dell’economia assieme al collega Michele Prestipino, le mafie sono sempre più attratte dal business del gioco d’azzardo. E in effetti quello delle slot machine, in tempi di crisi come gli attuali, è uno dei pochi comparti che continua a far registrare aumenti del fatturato. Ernesto Ugo Savona, direttore di Transcrime, l’istituto di ricerca che per la Provincia da tempo tiene sotto osservazione i rischi delle infiltrazioni delle cosche nel tessuto economico trentino, conferma l’affermazione dell’ex procuratore capo di Reggio Calabria: «Pignatone parla con cognizione di causa, visto che di questi temi si è sempre occupato con grande competenza ed efficacia: è un settore in espansione nel quale attività legali e illegali, da parte delle mafie si mischiano - afferma - diverse sono infatti le modalità con cui la criminalità riesce a trarre benefici da una domanda crescente come quella del gioco d’azzardo». Si va infatti dall’illegalità più sfacciata, come ad esempio la sconnessione delle macchinette dalla rete generale (per incassare così le giocate senza pagare alcuna imposta) ai sistemi, diciamo così, più “tradizionali”: è il caso del “pizzo” estorto con minacce ai gestori dei locali, prassi questa che peraltro al Nord non sembra essere ancora sbarcata. Oppure, ancora nei confronti degli esercenti e sempre attraverso intimidazioni, l’imposizione dell’acquisto di apparecchi “taroccati” che limitano la già bassa probabilità di vincita per il giocatore . «La criminalità ha insomma mille modi per trarre benefici - conclude Savona - d’altra parte che il settore sia in salute lo vediamo tutti i giorni nelle nostre città: quanti sono bar, ristoranti o cinema che improvvisamente si trasformano in sale gioco?».

L’avvocato trenino Michele Busetti, che rappresenta Euromatic (concessionario di rete e partner pressoché esclusivo di Lottomatica in Trentino-Alto Adige), sottolinea comunque come quello del gioco d’azzardo sia uno dei comparti maggiormente sottoposto a normative («in una maniera spesso anche parossistica») da parte dello Stato. «Se c’è pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata - spiega - è comunque lo stesso che corre qualsiasi attività economica in salute». Ma il punto è proprio qui: sono davvero pochi i comparti che, come quello del gioco d’azzardo, in questi ultimi anni, sembrano non conoscere crisi, ricavandone addirittura nuova linfa. Circa le modalità descritte da Savona con cui le mafie, anche nella nostra provincia, possono trarre importanti benefici economici dal gioco d’azzardo, Busetti avanza però più di un dubbio: «La mia sensazione è che in Trentino questi profili criminali siano ancora inesistenti - spiega - e lo dico a ragion veduta: Euromatic in regione è quasi monopolista e mai mi è capitato di sentire lamentele o denunce di esercenti relativi a minacce o intimidazioni. E ne conosco tanti». Maggiormente possibili, e non solo in via ipotetica (a Bolzano qualche anno fa vi fu proprio un episodio del genere), i casi di “sconnessione” totale delle macchinette dai punti d’accesso telematico. «Ma è un gioco davvero rischioso - avverte l’avvocato - perché i controlli del parte dell’Ispettorato dei Monopoli sono capillari e invasivi. Ed eludere il fisco per un po’ di monetine, oltre alle conseguenze penali, può portare anche alla revoca delle licenze commerciali».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano