Fulmine fa «esplodere» un cedro

Paura a Salter: i frammenti hanno raggiunto le case a decine di metri di distanza. I testimoni: «Un botto tremendo»


di Giacomo Eccher


ROMENO. Letteralmente sbriciolato da un fulmine uno dei due grandi cedri del giardino dell'abitazione di Via San Romedio, 7, a Romeno, di fianco alla Strada provinciale che collega il paese alla frazione di Salter.

La saetta, caduta lunedì poco dopo le 19 durante un furioso temporale abbattutosi sulla zona, ha colpito il cedro frantumando la grossa pianta le cui schegge di legno si sono disseminate come proiettili in una raggio di oltre venti metri. «Ne ho trovate alcune perfino conficcate nel cappotto esterno della mia abitazione - commenta il titolare del vicino mobilificio, che al momento della caduta della saetta era in casa. Un colpo terribile con un frastuono, sembrava che venisse giù tutto e che il fulmine fosse entrato nella mia cucina tanto c stato forte il botto», racconta Tullio Francisci.

Il frastuono ha fatto accorrere fuori di casa molte persone impaurite per la violenza del temporale che si è però esaurito in una decina di minuti di scrosci d'acqua, ma fortunatamente senza alcuna grandinata. Unico danno evidente, paura a parte, il povero cedro. Già ieri in mattinata, grazie ad un boscaiolo prontamente intervenuto con la motosega, quello che restava del vecchio cedro è stato sramato e accatastato per farne legna da ardere anche se buona parte del tronco, come detto, è finita in frantumi in un vasto raggio attorno alla casa dove abita una maestra in pensione.

Un grande spavento, dunque, ma fortunatamente nessun danno per le persone che vivono nei paraggi del cedro.

I temporali che si sono abbattuti lunedì sera in varie zone del Trentino sono stati particolarmente violenti. Un episodio del tutto simile a quello avvenuto a Romeno, si è verificato a Monclassico, sempre nella serata di lunedì, dove un fulmine ha colpito uno storico albero del paese, “el lares de la Elsin”. In questo caso, però, il vecchio albero è rimasto solamente «ferito»: sulla corteccia, infatti, è evidente il danno provocato dalla violenza del fulmine.

L’albero, tra l’altro, è particolarmente caro alla comunità: segna, infatti, il confine tra gli abitati di Monclassico e Presson ed è diventato un pezzo della memoria collettiva. Il nome lo ha preso dalla proprietaria del fondo su cui si trova.

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