Fezzi: «Un dovere incontrare Salvini» 

Passerini (Cnca) attacca: «La Coop ha perso i valori di fondo». La replica: «No, con il centrodestra dobbiamo relazionarci»



TRENTO. «Incontrare Salvini era un dovere. Con lui c’erano anche tutti i parlamentari del centrodestra Adesso sono loro i nostri interlocutori». Il presidente della Federazione della Cooperazione Mauro Fezzi risponde così a chi lo attacca per aver ricevuto il leader della Lega Matteo Salvini prima del comizio dell’altra sera. Vincenzo Passerini, presidente del Cnca, l’associazione che raggruppa 16 tra cooperative e organizzazioni sociali, però ribatte duro: «Quell’incontro è il sintomo della crisi della Cooperazione che ha perso di vista i suoi valori di fondo». All’interno del movimento cooperativo l’arrivo di Salvini in via Segantini ha sollevato molte polemiche e anche un dibattito di più ampia portata su come si è trasformata la Cooperazione in Trentino.

Il presidente Fezzi difende la sua scelta e avverte: «Secondo me era un dovere, ma se qualcuno la pensa diversamente non deve fare altro che dirlo. Mi mancano tre mesi ma posso farmi da parte anche subito. Però, faccio presente che con Salvini c’erano anche 9 deputati del centrodestra. Possiamo anche non condividere le battaglie più estreme di Salvini, ma sono loro quelli con i quali dobbiamo relazionarci. Noi non eravamo invitati all’incontro politico. Abbiamo avuto un incontro prima del comizio politico. Al di là di Salvini, era doveroso, come è doveroso incontrare tutti. Lunedì vedremo Fraccaro. Certo, la Cooperazione è laica, non è né rossa né bianca né verde. La Federazione raccoglie tutti i tipi di cooperative. Quanto all’incontro con Salvini, noi avevamo un filo principale che è legato alle questioni concrete. Non abbiamo ricette, ma abbiamo chiesto solo di essere coinvolti, di poter dare un contributo. Il tema del credito è molto importante per tutta la nostra comunità, non solo per la Cooperazione, e per questo era un dovere cercare interlocutori».

Passerini, che rappresenta le cooperative con anima e vocazione sociale, però non è d’accordo: «La cultura leghista non ha niente a che fare con la cooperazione. Non è una posizione politica che non va, ma il modo di trattare i più deboli e di disprezzare i fragili. La vera cooperazione mette al primo posto i deboli e non distingue tra i deboli italiani e gli altri. La cultura leghista, invece, distingue tra i “nostri” e i “loro”. La cooperazione nasce da due anime, quella cattolica e quella socialista ed entrambe le anime hanno sempre cercato un’alternativa alla legge del più forte. Detto questo, la tentazione di salire sul carro del vincitore è tipica dei sistemi di potere e la Cooperazione trentina si comporta come un sistema di potere. Cosa che, invece, don Guetti non faceva. Per questo io penso che l’incontro con Salvini sia il sintomo di una crisi più vasta dei valori e delle scelte di fondo. Non si può allo stesso tempo inseguire il mercato e pretendere che la cooperazione si comporti in modo diverso. E anche questa lotta interna, questo scannarsi per il potere, è il sintomo della crisi. Bisogna che la cooperazione si interroghi, ma non solo i vertici. Ci si deve interrogare a partire dal basso. Occorre una forte autocritica, a partire dal piccolo consumatore per arrivare ai vertici del sistema».













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