Evasione fiscale, nei guai tre società

Nuova operazione della Guardia di Finanza: si tratta di aziende che operano nei settori dell’edilizia, della componentistica pesante e nella fabbricazione di robot industriali



TRENTO. Venti persone denunciate e tre nuovi casi di frode fiscale. La Guardia di Finanza di Trento mette a segno un altro duro colpo nella lotta all’evasione. Nella maggior parte dei casi, è stato rilevato e segnalato all’autorità giudiziaria l’occultamento o la distruzione di documenti contabili o la presentazione di una dichiarazione infedele con un’imposta evasa superiore alle soglie previste dalla normativa penale tributaria, mentre in quattro casi la dichiarazione dei redditi presentata è risultata del tutto fraudolenta, in quanto alterata dall’uso di fatture o di altri documenti per operazioni inesistenti ovvero strutturata mediante altri artifici contabili. Dal complesso degli accertamenti effettuati, tra i vari casi scoperti, che vanno dalle indebite valutazioni fiscali od artifici contabili alla vera e propria frode fiscale, ne emergono tre in particolare.

In un caso, una società del comparto industriale, specializzata nella componentistica pesante, ha indebitamente dedotto dal reddito quote di costo relative ad ammortamenti di beni utilizzati, in via durevole, ai fini della produzione. Il comportamento, complesso ed articolato, ha avuto origine da una serie di operazioni societarie, parte delle quali sviluppatesi all’estero. E’ stato rilevato, prevalentemente, che la stessa società ha indebitamente fatto concorrere alla determinazione del reddito imponibile perdite su crediti prive dei requisiti per la deduzione ai fini fiscali. In esito all’attività ispettiva, che ha preso in esame quattro annualità, sono stati recuperati a tassazione oltre 30 milioni di costi dedotti dalla società ed il responsabile è stato denunciato.

Vi è poi il caso di un’altra società, operante nella fabbricazione di robot per usi industriali, che aveva rapporti commerciali, rivelatisi poi fittizi, con altri due operatori. Dalla verifica è emerso che la società ha operato un sistematico abbattimento del proprio reddito mediante annotazione in contabilità di fatture false che, allo stesso tempo, hanno consentito di creare un fittizio credito Iva. I costi indebitamente dedotti ammontano, complessivamente, a quasi 4 milioni di euro, cui corrisponde un’Iva indebitamente detratta per oltre 700 mila euro. Contestualmente alla denuncia penale, è stato chiesto il sequestro preventivo dei beni del titolare della società, finalizzato a garantire la futura pretesa erariale. Inoltre, poiché il titolare non possiede altre entrate se non quelle derivanti dalla frode fiscale, che costituisce delitto, è stata richiesta anche l’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali previste dalla nuova normativa antimafia.

Infine, degna di menzione, è la verifica condotta nei confronti di una società operante nel settore dell’edilizia, a seguito della quale si è appurato che aveva utilizzato fatture per operazioni inesistenti che hanno generato costi fasulli per quasi 700 mila euro e violazioni all’Iva non versata per circa 300 mila euro. La ricostruzione dell’effettiva attività è stata resa particolarmente difficoltosa e lunga dalla completa inattendibilità della contabilità. Il titolare è stato denunciato per più reati fiscali e nei suoi confronti è stato richiesto il sequestro di beni per quasi 900 mila euro.













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