LAVORO

Estetiste e parrucchiere, raggirate in 7

La denuncia di Nicoletta, Ivana e Flavia: «Noi, assunte da un salone di Trento dove siamo state sfruttate e sottopagate»



TRENTO. Crisi e fame di lavoro, anche in Trentino. Ma fate attenzione perché non sempre dietro un'offerta di un'occupazione stabile c'è la tranquillità economica. Anzi, in qualche caso non c'è nemmeno la tranquillità. Ne sanno qualcosa sette professioniste – estetiste e parrucchiere – che negli ultimi due anni e mezzo hanno avuto a che fare con un salone cittadino, in cui vengono offerti servizi d'estetica e di parrucchieria. In tempi diversi e in situazioni diverse, le donne hanno avuto la sfortuna di essere “assunte” presso questa struttura, accorgendosi ben presto che motivi per essere soddisfatte del nuovo posto di lavoro non ce n'erano affatto. Tre di loro hanno contattato il Trentino e hanno deciso di esporsi in prima persona, non tanto per chiedere giustizia – tutte vantano consistenti arretrati e per questo si stanno già muovendo per vie legali – ma per avvertire nuove, potenziali vittime e dir loro di stare molto attente. “Io – spiega Nicoletta Parisi – mi sono fidata del rapporto che c'era tra me e la titolare di quel salone, che tra l'altro ho contribuito sostanzialmente ad avviare. All'inizio c'ero solo io e non c'erano orari di lavoro. Dieci, undici ore al giorno e anche di più. La titolare mi riempiva di promesse, mi aveva assicurato duemila euro al mese e la firma di un contratto, ma soldi non ne vedevo. Così, dopo due mesi, ho preso coraggio e le ho chiesto di pagarmi, anche perché io avevo affitto e molte spese da affrontare. Mi ha fatto un bonifico che ha coperto solo in parte quello che mi doveva e poi, da quel momento, solo bonifici. Ma sempre e solo spiccioli rispetto a quella che avrebbe dovuto essere una busta paga». La situazione va avanti parecchi mesi, tra promesse e rassicurazioni. Poi al salone arriva anche Ivana Csako, estetista di grande esperienza, e affianca Nicoletta. Lavorano fianco a fianco per un po’ e quando finalmente entrano in confidenza, parlano del loro lavoro e delle paghe che non arrivano. E scoprono di essere nella stessa situazione. «Quando ho chiesto di avere delle buste paga “vere” – racconta Ivana – mi sono state date dei fogli A4, senza alcuna intestazione, su cui era scritte delle cifre senza indicazioni. Una fotocopia, un documento senza alcun valore». Ivana resiste un po’ e se ne va. Nicoletta comunica la sua decisione di andarsene e, in quel momento, per lei inizia l’inferno: minacce e screzi di ogni genere. «È stato terribile – rivela – Se non avessi avuto il sostegno delle mie figlie non so cosa avrei fatto». Disavventura analoga l’hanno vissuta anche Flavia Iob e altre quattro professioniste del settore, “assunte” e fatte lavorare in maniera irregolare e a paghe ridicole. «Abbiamo segnalato cosa accade in quel salone alle autorità competenti – spiegano le tre donne – ma fino ad ora non ci risulta sia stato fatto nulla. E questo è incredibile. Siamo comunque intenzionate a procedere per vie legali per far valere i nostri diritti e avere quanto ci è dovuto. Nel frattempo riteniamo doveroso avvisare le nostre colleghe affinchè prestino la massima attenzione a certe lusinghiere offerte di lavoro».













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