Erano accattoni, aggiusteranno bici

Un gruppo di nigeriani in autunno al lavoro alla «Ciclofficina» al Follone



ROVERETO. Qualche anno fa hanno attraversato il deserto e il Mediterraneo a bordo dei barconi della speranza. Da Lampedusa risalito lo stivale fino a Verona. E da qui, ogni giorno, a Rovereto, per chiedere l'elemosina ai passanti. Accattoni, per necessità, mica per volontà. Tantoché, "intercettati" dall'associazione Papa Giovanni XXIII cinque nigeriani tra i 23 e i 37 anni hanno accettato di seguire un corso di italiano e ora, dall'autunno, di riparare bici.

Il progetto di una "Ciclofficina", altri ce ne sono in giro per l'Italia, è in fase di avanzata elaborazione da parte dei volontari dell'associazione. I nigeriani, in questi ultimi due anni, hanno seguito un percorso di formazione all'istituto don Milani per imparare l'italiano. Hanno abbandonato la strada e quasi tutti sono in possesso di un permesso di soggiorno, altri lo stanno per ottenere. Ospiti in case-alloggio sono alla ricerca di un lavoro che possa permettere loro di provare a mantenersi. Esperimenti di una "ciclofficina" sono già in corso a Nogaredo, con un paio di stranieri, e coinvolgono alcuni ragazzi del paese. Una sorta di laboratorio per far incontrare culture diverse. Nel caso di Rovereto, invece, si tratterà di un'officina vera e propria in cui riparare biciclette e, probabilmente, anche raccogliere pezzi e assemblare "nuove" due ruote.

L'associazione Papa Giovanni XXIII, che per definire meglio il percorso di integrazione si è rivolta anche a strutture come Atas e Cinformi che di questo si occupano, ha già discusso del progetto con l'assessore comunale alle politiche sociali Fabrizio Gerola che è in attesa di un progetto definitivo. La sede di questa attività, che dovrebbe partire in autunno, potrebbe essere al Follone, in una rimessa di proprietà comunale.

Restano da definire alcuni significativi dettagli. Innanzitutto in che modo far conoscere l'attività in partenza. Con il passaparola, attraverso annunci o incontri pubblici. In sintesi, come procurarsi il "materiale" da lavorare e, quindi, procacciarsi i clienti che hanno bisogno di una ritoccata alla propria bici. Perché, tra l'altro, l'idea è pure quella di offrire un servizio di decorazione dei mezzi. Un modo, anche, per entrare in contatto più diretto con la cittadinanza.

Per fare tutto ciò è certo necessario pure un minimo percorso formativo. E qui l'associazione sta valutando se offrire sua sponte il lavoro di alcuni suoi volontari oppure rivolgersi a qualcuno che del mestiere se ne intenda. Partendo dal principio che mica si tratta di fare un business ma di un tentativo di coniugare lavoro e integrazione.

Infine la rivendita delle bici rimesse a nuovo, assemblate con pezzi di recupero. Qui la strada potrebbe essere quella dei mercatini dell'usato. Ciò che è certo è che il progetto è partito, verrà presentato all'amministrazione comunale che ha già espresso la propria disponibilità a sostenerlo.

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