il mattone

Edilizia, in Trentino è profondo rosso

In agosto sono calati dell’11 per cento sia il numero dei dipendenti iscritti alla Cassa Edile che il numero delle ore lavorate


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. «Profondo rosso». Scomoda i film d’orrore di Dario Argento il sindacalista della Cgil Maurizio Zabbeni per descrivere la situazione dell’edilizia in Trentino. Una situazione che fa drizzare i capelli, a dir poco. Alla faccia di chi parla di ripresa delle costruzioni. Le vendite di case, e di conseguenza i mutui, sono in aumento. Ma la stessa cosa non si può dire per le costruzioni e i cantieri. Zabbeni spiega che quest’anno i dati sono i peggiori di sempre: «I dati più freschi che abbiamo sono quelli della Cassa edile relativi al mese di agosto. Rispetto allo stesso mese del 2014, quest’anno abbiamo l’11 per cento in meno delle ore lavorate e l’11 per cento in meno di lavoratori iscritti alla Cassa Edile. Un disastro. Basti pensare che questo è un calo sul mese di agosto 2014 che già faceva segnare una diminuzione del 50 per cento rispetto ai livelli precrisi del 2007. I dati degli osservatori nazionali dicono che il Trentino è il fanalino di coda in Italia. Abbiamo retto all’inizio, anche grazie alle manovre della Provincia, ma ora stentiamo a uscire dalla crisi che per noi diventa più dura e più lunga. Altrove c’è ripresa, qui da noi siamo ancora nel profondo rosso». La crisi nera si ripercuote sulle imprese del settore che sono costrette a chiedere il concordato preventivo o, addirittura, il fallimento. Basta guardare il portale dei fallimenti per trovare nomi di imprese molto note che, un tempo, erano anche molto solide. Adesso sono costrette a chiedere il concordato per proporre ai creditori un accordo sul pagamento di una percentuale dei debiti. In questo modo trasferiscono la crisi sulle piccole aziende e sugli artigiani che si trovano a pagare i costi più alti della crisi insieme ai dipendenti delle aziende in difficoltà. Si tratta di imprese edili, ma anche di aziende attive nei settori collaterali all’edilizia e che producono materiali edili o complementi. In primavera sono arrivati molti nodi al pettine e sono state molte le aziende che si sono trovate a dover chiedere il concordato. Alcune di queste aziende sono riuscite a trovare una strada per risalire e hanno anche riassorbito gran parte della forza lavoro. Altre, invece, hanno ceduto rami di azienda e cantieri lasciando in cassa integrazione straordinaria molti addetti. Come spiega Zabbeni, i lavoratori del settore in cassa integrazione straordinaria sono molti: «Sono almeno 300 i lavoratori in Cigs, ma questo è un dato parziale, dal momento che poi ci sono i dipendenti delle aziende con meno di 15 dipendenti che non godono degli ammortizzatori sociali». Zabbeni spiega che si dovrebbe cambiare strada: «La Provincia anche con la nuova legge sugli appalti continua a sbagliare. Ci vorrebbe un progetto a lungo termine per il recupero dell’esistente, dei centri storici e delle zone disagiate».













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