Ecstasy, ogni anno 80 giovani al Sert

Ma spaccio e consumo avvengono fuori provincia in discoteche e rave party


Paolo Morando


TRENTO. Dagli Stati Uniti all'Olanda e da qui all'Italia. Passando per il Trentino Alto Adige. Attraversa un oceano e mezza Europa, la via che porta l'ecstasy nel nostro Paese per finire in mano a tanti giovani, anche della nostra provincia. Come ha dimostrato l'arresto di ieri a Bolzano di una ragazza trentina di vent'anni, A.L., "intercettata" in stazione dai cani antidroga, proveniente da Monaco di Baviera, con addirittura mille pasticche nascoste in un tubetto per patatine.

Detenuta ora nel carcere femminile di Trento, l'accusa di cui deve rispondere la giovane è di traffico internazionale e spaccio di sostanze stupefacenti. E le indagini dovranno chiarire se la ragazza agiva su commissione di un'organizzazione e se la droga era destinata al mercato locale. Ma è più probabile che la vendita sarebbe dovuta avvenire nelle tante discoteche soprattutto del Bresciano e del Veronese: vendita che avrebbe potuto fruttarle ben 25 mila euro.

Sono infatti rari i casi, negli ultimi anni, di sequestri di ecstasy in Trentino: il più recente risale all'ottobre 2006, l'operazione "Troll", che fra Trento e Rovereto portò all'arresto di una dozzina di persone e al rinvenimento di 3 mila pasticche. In quel caso era stato accertato che teatro dello spaccio erano soprattutto discoteche fuori regione, in particolare locali sul lago di Garda, ma anche rave party: per allargare il "giro", infatti, il gruppo di arrestati contattava la potenziale clientela via Internet. In rete era possibile infatti accedere alle informazioni sui rave in programma, anche in questo caso fuori regione, e quindi sapere quando e soprattutto a chi la droga (che arrivava dalla Lombardia) serviva per assicurarsi una serata su di giri. Ma c'erano anche diversi clienti roveretani, che acquistavano l'ecstasy "in casa" ma in vista di nottate in discoteche.

Trentino dunque territorio di passaggio, piuttosto che di spaccio e consumo: lo conferma la Squadra mobile di Trento, segnalando però che il fenomeno è in crescita e per questo seguito con grande attenzione. E che l'uso di ecstasy da parte dei giovani trentini sia ormai un dato stabile e non in diminuzione è dimostrato dall'attività del Servizio tossicodipendenze dell'Azienda sanitaria. Ogni anno, spiega la psichiatra Roberta Ferrucci, sono circa 100-120 i giovani che chiedono aiuto e nel 70% dei casi (quindi almeno un'ottantina di persone) si tratta di soggetti che, oltre a consumare eroina, cocaina o cannabis (le sostanze per combattere le quali in effetti si rivolgono al Sert) hanno fatto uso di ecstasy in passato, soprattutto tra i 16 e i 18 anni e appunto nelle discoteche o nei rave, o che continuano a farlo. Pasticche dunque come droga di passaggio verso sostanze che sviluppano pesanti dipendenze. Non che l'ecstasy non lo faccia, anche se si tratta di casi rari: il problema è però ancora più grave. I danni che provoca sono infatti pesantissimi, perché legati al quadro psichiatrico di chi la consuma.

L'assunzione di ecstasy può provocare un pericoloso aumento della temperatura corporea che può portare a insufficienza renale, aumentare la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna e sottoporre il cuore a grave stress. Una droga dunque tutt'altro che innocua, ma che danneggia il cervello e può interferire con la capacità del corpo di regolare la propria temperatura (la cosiddetta "ipotermia maligna"), che può arrivare anche a 43 gradi, portando anche alla morte, anche alla prima assunzione. E infatti le cronache degli ultimi anni hanno fatto spesso registrare decessi di giovani nelle discoteche in seguito al consumo di ecstasy. E proprio di tipo psichiatrico è il trattamento che viene svolto dal Sert, dunque legato, più che alla sostanza in sé, al profilo psicologico individuale del tossicomane. Che, con il consenso della famiglia, può anche essere ospitato in una Comunità di recupero e, nei casi più gravi, ricoverato in un Centro di salute mentale.













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