La sentenza

Donna tedesca condannata per aver sottratto la figlia al padre trentino

I due convivevano in val Rendena quando la donna è fuggita all'improvviso in Germania con la bambina di 3 anni



TRENTO. Era tornato a casa, in un paese della val Rendena, la sera di un giorno di novembre tre anni fa e aveva trovato tutte le luci spente e un silenzio inatteso. Si aspettava di trovare la compagna e la figlia di tre anni come accadeva ogni giorno, ma nell'appartamento non c'era nessuno. All'inizio ha pensato che potesse esserci stato un contrattempo che aveva portato fuori casa le due, ma poi con il passare del tempo, è aumentata anche la paura. Anche perché la sua compagna non rispondeva al telefono. Alla fine lo ha fatto e sono bastate poche parole perché il mondo dell'uomo crollasse. «Sono tornata a casa mia in Germania» - gli ha detto la donna. E non aveva intenzione di tornare.

L'uomo, un artigiano trentino, ha cercato di capire cosa fosse successo ma per lui era difficile visto che ha raccontato che mai la donna aveva parlato di questo suo progetto di lasciare l'Italia. Ha cercato anche nei giorni successivi di mettersi in contatto con la donna, soprattutto per poter parlare o sapere qualcosa di sua figlia che in quel momento aveva solo tre anni. Ma erano tentativi che andavano tutti a vuoto. Solo in un'occasione i due - ormai ex - si erano rivisti. Quando lei tornò - accompagnata dal padre - in Rendena per prendere le sue cose. E poi mesi più tardi aveva portato la piccola in Trentino per due settimane di ferie. Per il resto nulla. Lui aveva anche provato a organizzare tramite un amico della coppia, un incontro con la sua piccola in Germania, in territorio neutrale, ma l'appuntamento alla fine era saltato.

Una situazione che era diventata impossibile per il padre al quale non è rimasta altra alternativa che appoggiarsi ad un avvocato (Andrea Antolini) e denunciare l'ex compagna per sottrazione internazionale di minore. Il processo di primo grado ha visto alternarsi numerosi testimoni. Come le maestre della scuola per l'infanzia che la bimba aveva frequentato per qualche settimana e tutti hanno spiegato che mai avevano percepito del malessere non solo nelle piccola, ma anche nella mamma. In primo grado, il giudice ha condannato la donna tedesca a 8 mesi di reclusione, al risarcimento di 20 mila euro e alla sospensione della patria potestà per sedici mesi. Per il giudizio di secondo grado, la donna si è affidata all'avvocato Lorenzo Picotti, professore universitario a Verona e grande esperto in materia. La Corte, però, ha accolto le tesi dell'accusa e della parte civile confermando la condanna di primo grado. Però, l'uomo, continua a vedere la bambina con il contagocce. Per incontrarla per poche ore alla presenza di un assistente sociale deve andare in Germania una volta ogni quindici giorni.













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