«Difendiamo  i nostri animali, ma la città non capisce» 

I manifestanti. Tanti quelli che hanno subito danni a causa di lupi e orsi: «Notti insonni per vegliare sui capi di bestiame»


Lorenzo Di Domenico


trento. Tra le 1500 persone circa, presenti alla manifestazione di ieri, era possibile trovare allevatori o simpatizzanti per la causa provenienti da tutto il Trentino e di tutte le età, pronte a ribadire la gravità della situazione nelle valli.

«Dalle nostre parti il lupo è sicuramente un grande problema –spiega Rosina, allevatrice di capre e caprette arrivata in piazza Dante da Camaovrunt in Val dei Mocheni- abbiamo una bellissima montagna, il Fravort, che è rimasta senza animali per questo motivo. Se da Roma non riescono a capire i nostri problemi che vengano qui a viverli e vederli con i loro occhi».

In mezzo a trattori e manifestanti “in giallo” anche tanta convivialità, con i presenti che dividono salami e formaggi da loro prodotti qua e là tra la folla. Tra questi anche Damiano Martelli, accompagnato dal suo asinello Sigaro, andato anche in televisione con il suo proprietario per raccontare la loro lunga camminata di qualche anno fa, con partenza da Covelo ed arrivo a Roma. «Dove sono io l’orso non ha ancora causato danni ad alveari o animali, ma è meglio prevenire che curare, si tratta di soggetti pericolosi e bisogna evitare che possano far male agli altri animali –sottolinea Damiano- anche perché poi se succede qualcosa arriva sì un risarcimento da parte della Provincia, ma non si tratta di soldi: c’è un legame affettivo con Sigaro, è un valore non calcolabile».

Tra la folla anche diverse “vittime” dei grandi predatori: «C’è sempre paura, ai miei animali tengo tanto – racconta Damiano Filosi, allevatore della Val Daone- già lo scorso anno un orso ha ucciso i miei maiali». Nel giugno del 2018, infatti, quattro maiali di Damiano erano stati bersaglio di un attacco da parte del grande predatore trentino per eccellenza, che aveva divelto la recinzione dei suini situata alla periferia di Praso ed ucciso gli animali. «Poi ho trovato fuori dal recinto delle feci di orso ed ho deciso di passare la notte lì a controllare, con i cani da guardiania e dei petardi. Ho paura per loro, non per me. Io ci metto il cuore in quello che faccio». Parlando di possibili soluzioni per il “problema orso” Damiano commenta: «Le possibilità sono una recinzione o l’abbattimento, sarà da fare prima o poi perché non si può continuare così, con quattro cuccioli all’anno».

«È importante essere qui, perché negli ultimi cinque anni abbiamo avuto grossi problemi –rimarca Mariano Zomer, allevatore di Ala il cui gregge di pecore era stato vittima di un attacco dei lupi ad inizio di quest’anno- dalla Provincia sono arrivate delle recinzioni elettriche che aiutano, è vero, ma quando si avvicinano alle case i lupi sono comunque un problema. È giusto che ci siano i lupi nella foresta ci sono sempre stati, ma è anche vero che cento anni fa i pastori avevano i fucili».

Tanti anche gli allevatori arrivati per mostrare il loro supporto alla causa: «Finora non ho mai avuto problemi, io vengo dal Primiero – spiega Gianantonio Gubert, 73 anni ed allevatore da una vita- ma oggi è la Valsugana, domani è il Primiero, manca poco. È giusto partecipare anche se non ho avuto problemi, essere qui per mostrare solidarietà. La Provincia si sta muovendo nella direzione giusta, ma siamo troppo legati a Roma: nello stesso modo in cui la città non capisce i problemi del paese, Roma non può capire i nostri problemi».

La soluzione, per la maggior parte dei presenti è una sola, come ribadisce Stefan, allevatore della Val di Fassa: «Dobbiamo avere autonomia nella gestione dei grandi carnivori: non chiediamo un abbattimento di massa, ma bisogna evitare il sovrannumero. La soluzione - afferma sicuro - non può essere recintare la montagna».

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