LE INDAGINI

Deloitte-Trento Rise ci sono tre indagati

L’inchiesta sugli incarichi affidati dal Consorzio che si occupa di innovazione va avanti a pieno ritmo, ipotizzati i reati di falso e abuso d’ufficio


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Procede a pieno ritmo l’inchiesta sugli incarichi affidati da Trento Rise alla Deloitte. La Procura ipotizza i reati di falso e abuso d’ufficio. I nomi di tre dirigenti sono stati iscritti sul registro degli indagati e nei giorni scorsi sono pure giunte le richieste di proroga delle indagini. L’inchiesta è coordinata dal procuratore Giuseppe Amato e dai sostituti Pasquale Profiti e Alessia Silvi.

Un mese fa un nutrito gruppo di uomini della Guardia di Finanza di Trento aveva portato a termine un’approfondita perquisizione della sede di Trento Rise e era stata visitata pure la sede della Deloitte. I finanzieri avevano anche bloccato gli accessi al sistema informatico interno e hanno acquisito una mole notevole di materiale. La perquisizione era andata avanti dalle 9 di mattina fino alle 8 di sera. Le fiamme gialle hanno acquisito sia documenti che materiale informatico su tutti gli incarichi attribuiti da Trento Rise. Sulla base dell’esame del materiale acquisito, la Procura è giunta a ipotizzare i reati per cui sono iscritti i tre indagati. Ovviamente le loro responsabilità andranno verificate nel corso del resto delle indagini.

Il consorzio per la ricerca affida gli incarichi con il sistema dei Pcp, sigla che indica l’espressione inglese pre commercial procurement. Si tratta di un’espressione inglese che indica contratti che possono essere descritti come un ibrido tra un finanziamento e una vera e propria gara d'appalto: uno strumento che negli anni scorsi era stato sostenuto con forza dalla Commissione Europea per incentivare la domanda pubblica di progetti innovativi basati su ricerca e sviluppo, con una condivisione dei rischi e benefici tra committente e aggiudicatario, dove il committente si rivolge al mercato per ottenere soluzioni alternative in risposta a un problema d'interesse pubblico. Ma questo tipo di contratti è ora finito nel mirino di Bruxelles, che a inizio dicembre 2014 ha inviato una lettera alla Provincia, e ad altre regioni italiane, in cui vengono sollevate perplessità anche in merito al rispetto della concorrenza. La giunta provinciale già in gennaio ha avviato un lavoro di ricognizione e verifica dei Pcp di Trento Rise, che in totale sono 7, di cui 4 effettivamente attivati. La giunta come scelta prudenziale aveva anche sospeso il Pcp da 5 milioni sui servizi sociosanitari che nella prima fase era stato assegnato a 4 società (con una tranche del valore di 250 mila euro ciascuna), tra cui iCare, società controllata da Deloitte.

Il materiale acquisito dalla Finanza sia nel blitz di un mese fa che in quello iniziale di novembre riguarda appunto i Pcp in atto. Gli inquirenti stanno studiando proprio le modalità con cui sono stati assegnati questi Pcp.

L’inchiesta è partita dall'incarico da 7 milioni e 474 mila euro riconosciuta alla società Deloitte per studiare la programmazione dei fondi europei Fse per il periodo 2014/2020. Nel 2007 la programmazione dei fondi europei venne effettuata in proprio dalla Provincia senza spendere un euro. Questa volta si era deciso di affidarsi all'esterno, a Deloitte, e, curiosamente, si era deciso di non assegnare la consulenza direttamente, ma tramite Trento Rise, un Consorzio di diritto privato che si occupa di innovazione e nuove tecnologie. La giunta provinciale già nel luglio del 2014 aveva ridotto di molto le competenze di Trento Rise, sottraendole la ricerca e la didattica, e aveva anche tagliato di 16 milioni i fondi a disposizione del consorzio.













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