Dellai presenta il conto a Roma

Tre richieste: spese eque, niente riserva all'erario e Stato senza più spese


Robert Tosin


TRENTO. Dellai ha messo nero su bianco le richieste allo Stato, comunicandole ieri al consiglio provinciale. Sono la base della trattativa che si è appena aperta con il presidente del consiglio Mario Monti e che si dipanerà in una serie di incontri al tavolo di lavoro che sarà guidato dal ministro per gli affari regionali Gnudi. Sarà un braccio di ferro non facile, ma determinante. Le richieste avanzate negli ultimi sei mesi dal governo, Belrusconi prima e Monti poi, sono inaccettabili. E le motivazioni per arrivare a questa conclusione, Dellai le condensa sotto un'unica voce: violano gli accordi statutari.

Mettendo tutto assieme, accordo di Milano compreso, Roma chiede al Trentino 1,3 miliardi di euro quest'anno, 1,451 nel 2013 e 1,477 nel 2014. Decisamente troppo, anche perché fa carta straccia di un preciso accordo finanziario siglato a Milano che stabilisce i vincoli di stabilità ma anche voce per voce che cosa può rientrare nella riserva all'erario. E allora Dellai a Monti ha detto chiaro quali sono le tre condizioni richieste dalla Provincia autonoma. La prima richiesta. Innanzitutto serve una ridefinizione dei criteri di riparto del concorso a carico delle Regioni e province autonome.

Le varie manovre chiedono ai territori speciali per il 2012 un contributo di 3.725 milioni. A questa richiesta hanno risposto Trento, Bolzano, la Regione, il Friuli e la Valle d'Aosta con 1.436 milioni di euro. Sicilia e Sardegna non ci hanno messo un centesimo. E allora, dice Dellai a Monti, ripartiamo il contributo complessivo in proporzione all'incidenza della spesa dei singoli enti rispetto alla spesa totale del comparto delle autonomie speciali. Utilizzando questo criterio, ed escludendo quanto già stabilito dal patto di Milano, Trento dovrebbe pagare nel 2012 146 milioni di euro (anziché i 485 richiesti da Roma come patto di stabilità); nel 2013 pagherebbe 206 milioni anziché 536; nel 2014 sborserebbe 214 milioni anziché 536.

La seconda richiesta. Stabilito quanto il Trentino è disposto a concedere come patto di stabilità, Dellai è però convinto che non sia possibile tirarsi fuori dalla situazione generale italiana. Ma c'è un modo diverso di partecipare al risanamento dei conti nazionali ed è quello di assumersi gli oneri che oggi sono a carico di Roma per servizi che presta sul territorio. Ecco dunque la seconda proposta: prendersi in carico le spese dei comparti della difesa, dell'ordine pubblico, della giustizia, le politiche economico finanziarie (direzione territoriale del Ministero, ragioneria provinciale dello Stato, Agenzia delle entrate, Agenzia delle dogane, Agenzia del territorio), assegni e pensioni sociali (Inps). Questo significa per lo Stato un risparmio calcolato in 361 milioni nel 2012 e 477 milioni nel 2013 e 2014.

La terza richiesta. Piazza pulita delle richieste messe sotto la voce di riserva all'erario. E questo vuol dire cancellare 247,1 milioni di euro nel 2012, 347,5 milioni nel 2013 e 373,2 milioni nel 2014. Nel momento in cui la Provincia - è il ragionamento di base - assicura la neutralità finanziaria per il bilancio dello Stato, ognuno diventa responsabile dei propri debiti. Questi sono i tre punti sui quali si concentrerà il fuoco trentino nelle prossime settimane di confronto con Roma. L'obiettivo sarebbe quello di arrivare entro l'estate ad un documento definitivo da far approvare al Parlamento senza interferenze. «Non sarà una strada facile», ha detto Dellai ieri in aula, ma l'accordo di Milano dovrà essere un punto di partenza non negoziabile. Già oggi, in base a quel patto con lo Stato, il Trentino migliora di 568 milioni all'anno il bilancio nazionale e crea un effetto positivo sull'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche pari a 250 milioni annui.













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