Dellai: "Per il 2013? Deve emergere un vero leader"

"Alle congetture di amici e nemici per il candidato presidente del 2013 in Trentino rispondo così: i leader non si programmano, emergono". Sono parole di Lorenzo Dellai.


Paolo Mantovan


Volete sapere chi guiderà il Trentino nel 2013? Chiedetelo a Dellai. Che vi risponderà così: «Un’Autonomia che ha poteri forti, se non ha una leadership forte, che sa guidare, diventa un coacervo di particolarismi. E rispetto alle congetture di amici e nemici per il 2013 rispondo con questa frase che leggo nel libro di Fabbrini: “i leader non si programmano, emergono”». Lo ha detto Dellai ieri. Parlando di leader. E di controllo dei leader.

Il paradosso è che il presidente Lorenzo Dellai ha tessuto l’elogio del leader nel corso di una presentazione-riflessione sul libro «Addomesticare il Principe» di Sergio Fabbrini, nella sala grande della Fondazione Bruno Kessler.

Il presidente, assolutamente a suo agio nelle vesti di convitato, ha sottolineato alcuni passaggi del volume di Fabbrini (edito da Marsilio) cercando di vedere i tratti positivi di un’epoca - la nostra - comunque complessa. «E dal libro - ha insistito - ho visto dipinta questa fase particolare, dove certo non siamo angeli ma neppure diavoli, dove si è alla costante ricerca di un equilibrio. Questo approccio farebbe bene al centrosinistra che non solo ha perso la capacità di spiegarsi al popolo, ma dimostra anche un deficit di conoscenza dei meccanismi del potere e si rifugia nella semplice demonizzazione del berlusconismo. Ma Berlusconi non è il male, è frutto di una risposta alla collettività che ha saputo essere più competitiva». Forse è la prima volta che Dellai parla apertamente del berlusconismo in questi termini, certo è che la sua riflessione l’ha coniugata con la lettura che Fabbrini dà del Principe, il principe (inteso come capo dell’esecutivo, sia in Italia come nelle altre esperienze, europee ed americane) che proprio negli ultimi decenni è divenuto, nel vuoto dei partiti, una figura sempre più forte. Al punto che il libro di Sergio Fabbrini porta proprio il titolo «Addomesticare il Principe», come se ora fosse necessaria qualche terapia. «Ma la leadership però è un processo inarrestabile, come scrive lo stesso Fabbrini nella sua opera» ha sentenziato Dellai.

Il governatore, poi, ha voluto ricordare la necessità di controllare anche il ruolo degli altri poteri e, anzi, ha alzato un po’ i toni quando ha affermato che «l’importante è che il controllo del Principe non significhi ridurne la forza», mentre al suo fianco c’era il presidente di Fbk, Massimo Egidi, che faceva cenno di sì col capo.

Un richiamo alla necessità di trovare, in quest’epoca di crisi dei partiti, «qualcosa che dia forma alla politica per farci uscire dalla transizione» e poi un ulteriore richiamo agli intellettuali, che non esercitano compiutamente il proprio ruolo. Infine le battute che riguardano il Trentino e l’Autonomia. Prima la risposta sulla «necessità di una leadership che non eserciti il potere rincuorando, ascoltanto e rassicurando i cittadini; perché proprio qui, dove c’è l’Autonomia che ha poteri forti è necessaria una leadership forte, che sappia guidare, altrimenti i particolarismi e gli egoismi fanno fallire questo grande patrimonio». Poi è venuta la battuta conclusiva, al fulmicotone, sugli scenari del 2013, sul cosiddetto «dopo Dellai». E lì il presidente ha usato la sciabola.













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