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«Defibrillatori, la proroga non basta. Legge da cambiare»

Pellizzari (Figc): «C’è un problema di responsabilità dei volontari. Manderebbe in crisi centinaia di società»



TRENTO. Plaude alla decisione del sottosegretario De Filippo, che ha prorogato di altri quattro mesi l'entrata in vigore del decreto Balduzzi, ma per Ettore Pellizzari, non è sufficiente.

Il presidente del Comitato autonomo del Trentino della Figc è stato in prima fila in questi mesi a battersi perché il decreto che prevede l'obbligo per le società sportive, dalle più blasonate a quelle dilettantistiche, di dotarsi di defibrillatori e di operatori che li sappiano utilizzare in caso di emergenza, non entri in vigore.

«Il problema – afferma Pellizzari – non è la proroga, ma è proprio il decreto Balduzzi che non va bene. Ringrazio il senatore Panizza per il suo interessamento, come del resto la collaborazione del presidente Rossi e dell'assessore Mellarini, ma si tratta di una legge ingiusta, che va cambiata. Il problema è che quest'ultima prevede non solo la dotazione dei defibrillatori durante le gare ufficiali, ma anche durante gli allenamenti. E questo è impossibile, perché nelle società di calcio, anche giovanili, ci si allena per qualche ora di seguito e non si può pretendere che ci sia sempre la presenza di un operatore, volontario, che possa garantire il rispetto della legge. Apprezzo la campagna per la prevenzione sanitaria nel mondo sportivo, ma così si mandano in crisi centinaia di società sportive».

Pellizzari sostiene che tutto il consiglio direttivo della Figc concorda con questa linea e ha fatto notare le contraddizioni del decreto, che non può pretendere che ogni società sportiva si doti dei defibrillatori e trovi chi sia disposto ad assumersi la responsabilità di usarlo in situazioni di emergenza. «Molti di noi – ammette il presidente della Figc del Trentino – hanno seguito i corsi di formazione. Io stesso l'ho frequentato e posso affermare che il defibrillatore automatico non è uno strumento difficile da usare, visto che ci sono istruzioni vocali e sul display. Ma gli operatori non possono assumersi il rischio che, se in un soccorso ad un giocatore, ci sono problemi, abbiano la responsabilità penale. E per chi fa ciclismo o orienteering, come si fa ad avere il defibrillatore a portata? Faccio notare, inoltre, che l'Italia è l'unico Stato nel quale c'è l'obbligo per chi fa attività sportiva, di visita medica. Non solo, su 60 mila arresti cardiaci che si verificano ogni anno, solo in due o tre casi accadono a chi fa attività sportiva». In Trentino sono 250 i defibrillatori acquistati con il contributo della Provincia, ma l'allarme nelle società sportive è altissimo, proprio per la responsabilità che i volontari dovrebbero assumersi utilizzando gli apparecchi. «Noi continueremo nella nostra battaglia – assicura Pellizzari – per cambiare la legge, anche con l'aiuto dei nostri parlamentari».(sa.m.)

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