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Dario Fo, quando i teatri gli venivano negati

Il Dizionario dei fatti di Mauro Lando ricorda l’epoca in cui parroci e consigli pastorali si opposero agli spettacoli a Bolzano, Rovereto e Lizzana. Il sì di Brentonico



TRENTO. Le strade fra il premio Nobel Dario Fo, scomparso ieri a 90 anni, e il Trentino si sono incrociate più di una volta negli ultimi vent’anni con sorti alterne, visto che in diverse occasioni i suoi spettacoli furono fatti “saltare”. Ne parla il giornalista del “Trentino” Mauro Lando nel suo “Dizionario dei fatti, dei personaggi, delle storie del Trentino, volume secondo”, edito da Curcu&Genovese nel 2011. Ecco alcuni stralci della voce dedicata a Dario Fo e Franca Rame.

«Il premio Nobel per la letteratura del 1997 Dario Fo e sua moglie Franca Rame sono stati indirettamente protagonisti di episodi che hanno fatto molto discutere per la cancellazione di loro rappresentazioni da teatri parrocchiali. In particolare sono stati gli spettacoli di Franca Rame ad essere tolti dal cartellone.

E’ successo a Bolzano nell’autunno del 1991 quando i padri Domenicani non hanno concesso il teatro Concordia per lo spettacolo “Parliamo di donne” di Franca Rame. L’organizzazione era della cooperativa “Agorà” di Trento che aveva fissato una data anche a Rovereto. Qui, a causa di lavori urgenti al teatro Zandonai, l’amministrazione comunale aveva chiesto ospitalità per la stagione teatrale al cinema teatro Rosmini di proprietà della parrocchia di San Marco e gestito dai padri Salesiani assieme all’oratorio. In ambito parrocchiale la rappresentazione promossa da “Agorà” non venne però ritenuta compatibile al luogo e pertanto (Alto Adige, 11 dicembre 1991) il teatro venne negato. Ci fu naturalmente gran polemica con riferimenti alla censura ed a “rigurgiti medioevali” evocati da Dario Fo.

Il Centro servizi culturali S.Chiara di Trento si disse disponibile ad ospitare l’attrice però nel mese di gennaio, perché per dicembre gli spazi erano tutti occupati. Non se ne fece comunque niente. Dopo qualche giorno il consiglio pastorale della Parrocchia di San Marco spiegò le proprie ragioni. Niente censura, affermò, ma volontà di tutelare l’identità dell’oratorio e la sua tradizione educativa perché “non possiamo permettere che esse vengano contraddette in casa nostra e tanto meno che vengano sbeffeggiate o irrise da ospiti occasionali con la scusa dell’arte, della libertà di espressione, o in nome di una cultura che si autodefinisce progressista dimenticando le più elementari regole dell’ospitalità”.

Passati alcuni mesi analoga situazione si verificò a Lizzana, sobborgo di Rovereto dove la Filodrammatica aveva invitato Dario Fo nel teatro parrocchiale a rappresentare “Isabella, tre caravelle e un cacciaballe”. Il consigli o pastorale disse di no, seguendo le indicazioni del vicario generale della Diocesi mons. Severino Visintainer.

Passati alcuni anni la situazione mutò e nel frattempo nel 1997 Dario Fo ricevette il premio Nobel. “Fo conquista il teatro parrocchiale” titolò l’Alto Adige del 3 gennaio 1998 nel dare notizia che il vicario generale monsignor Giuseppe Zadra aveva dato il proprio assenso a che nel mese di febbraio l’attore rappresentasse la sua opera “Mistero buffo” nel teatro parrocchiale di Brentonico. L’organizzazione dello spettacolo era stata dell’amministrazione comunale che concordò un incontro pubblico da tenersi qualche giorno prima della rappresentazione a Brentonico con il giornalista Marcello Sorgi del quotidiano “Avvenire” e con il critico Giacomo Anderle. Avrebbe parlato sulla poetica di Dario Fo e del suo Nobel. Lo spettacolo di Dario Fo andò poi in scena il 15 febbraio 1998 nel teatro parrocchiale gremito da quattrocento persone (Alto Adige, 17 febbraio 1998)».













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