Dalla stazione a via Pozzo, le strade dove domina la paura

Piazza Dante, c’è chi chiama le forze dell’ordine tutti i giorni Ma in S.Maria spaccio scomparso grazie alla postazione fissa


di Daniele Peretti


TRENTO. Per chi arriva in città da turista il trabocchetto è pronto. Basta sbagliare una strada e il rischio non è teorico. Così diventa possibile anche restare vittima di una rapina come quella portata a termine nel tardo pomeriggio di domenica con una siringa: modalità di cui da anni non si sentiva parlare. Resta da capire se questo “ritorno” sia frutto di una disperazione generalizzata, o se si tratti di un'azione isolata di due disperati che non hanno puntato però al solo denaro contante, ma anche ai gioielli che ora dovranno trovare il modo di piazzare.

Il primo aspetto che induce ad un senso di insicurezza è quello della scarsa luminosità che caratterizza tutta la strada da via Dogana fino all'incrocio di via Pozzo. In più se non fosse per le luci delle casette natalizie, anche nei giardini di piazza Dante l'illuminazione sarebbe minima.

Alla casetta del Pony Monica non si sente per nulla sicura, anzi da quanto ha aperto - a novembre - è stata costretta a chiamare tutti i giorni le forze dell'ordine e di notte svuota tutto trasferendo anche gli animali e nonostante questo, ha subito lo stesso dei tentativi di furto: «Un'indecenza, se solo consideriamo che dovremmo essere un richiamo turistico e che in tutti i casi, arriva sempre tanta gente in treno. Devo ringraziare le forze dell'ordine, la forestale che ha costruito le recinzioni e le ragazze dell'Apt sempre presenti e che ci hanno aiutato a rimettere in piedi gli alberelli e le figure che qualcuno si è divertito a buttare a terra. Sono tre anni che vengo nello stesso periodo: il primo sono durata due giorni, oggi resto ma devo chiamare le forze dell'ordine tutti i giorni».

C'è chi chiede di restare anonimo: «Questa è gente che non ha nulla da perdere e ci si può aspettare di tutto. Ci rendiamo conto che sotto gli alberi ci sono almeno 50 spacciatori che “lavorano” a cielo aperto, ormai anche sul posto? Quindi è logico che possa arrivare il disperato che ha bisogno di soldi e compie un gesto estremo. Prima era solo una zona di transito, ora si spaccia». Uno dei punti critici era il parcheggio della Basilica di San Lorenzo, in parte migliorato con una stanga che impedisce l'ingresso a chiesa chiusa, ma resta l'accesso pedonale in un giardino completamente al buio.

Un altro punto d'osservazione lo offrono i tassisti. Come Sandro: «La stazione è diventata un luogo di risse praticamente quotidiane tra chi è all'interno e chi invece staziona in piazza Dante. I turisti capiscono la situazione, ma non tutti si mettono in sicurezza con un taxi e vanno a piedi». Giorgio del “Bar al Parco” vede i turisti arrivare, attraversare la strada e poi tentennare nella scelta di quale possa essere il lato migliore di via Pozzo: «Purtroppo non c'è differenza, ma il problema non è solo di questa zona, ma di tutte le strade del centro che dopo una certa ora si spopolano. Al momento la fortuna è che in zona non ci sono luoghi di consumo, ma l'assurdo è che lo spaccio avvenga senza nessun timore anche al semaforo: lo fanno con un senso di impunità che è una sfida». Che le persone non si sentano a loro agio si avverte anche dal fatto che nessuno è disposto a fermarsi per rispondere a qualche domanda. Alle fermate degli autobus la gente fa capannello cercando di creare gruppi tendenzialmente simili. Dove la situazione pare essere cambiata è all'altezza di Santa Maria Maggiore. Mara, titolare del Bar Orchidea: «A quest'ora -circa le 19- c'era un giro di spaccio che coinvolgeva una trentina di persone. Da quando c'è la postazione fissa delle forze dell'ordine sono scomparse e la situazione qui è cambiata, ma basta arrivare all'incrocio di via Roma con via Pozzo e tutto è come prima».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano