la storia

Dal Lazio a Trento: «Il mio sogno ora si è realizzato»

Monia aveva da sempre l’obiettivo di trasferirsi da Latina. C’è riuscita e gestisce il “Ristorante Cognola” con il marito


di Sandra Mattei


TRENTO. Tanto ha fatto la passione, che alla fine è riuscita a realizzare il proprio sogno. Mica quello di un viaggio in giro al mondo o di vivere ai Caraibi, ma di trasferirsi a Trento. Ebbene sì, per Monia Mercatali, il sogno nel cassetto fin da quando aveva 14 anni (oggi ne ha tre volte tanti) era di vivere a Trento, ma non, ad esempio, sul Lago di Garda o in altre località turistiche blasonate, proprio a Trento città.

Lei, di Latina, da adolescente viene in vacanza sul Monte Bondone e, una volta sul Palon, è amore a prima vista. «Il panorama dal rifugio - ricorda - è stata una tale emozione che ho chiesto carta e penna ed ho scritto su un biglietto che un giorno avrei voluto vivere qui. Da allora sono tornata in Bondone 2 o 3 volte l’anno, all’Hotel Montana, per me non c’è posto più bello al mondo». Monia, quel sogno, l’ha realizzato 7 anni fa, convincendo il marito Massimiliano, assolutamente restio a trasferirsi, a seguirla. Ed ha realizzato da poco anche un altro suo obiettivo, quello di mettersi in proprio e gestire un ristorante.

Il locale è all’interno del Centro sportivo Argentario, si chiama “Cognola” dove Monia e Massimiliano abitano. Il locale, preso in gestione da gennaio, sta andando bene: c’è il giro di persone che frequenta il centro e di residenti, ma da quando si è sparsa la voce che si può assaggiare anche la cucina romana, come la pasta cacio e pepe, i carciofi con la mentuccia e le puntarelle, viene gente anche da fuori.

Monia, quando racconta la sua passione, capisce che molti la prendono un po’ per matta. Soprattutto i trentini che non si capacitano come si possa volere vivere a tutti i costi qui. «Intendiamoci - precisa Monia - non è che non ho mai messo il naso fuori dal Lazio, ho sempre viaggiato, ma mi sono convinta che qui avrei avuto una vita felice, perché la qualità della vita, i servizi pubblici, il paesaggio funzionavano: insomma, mi piace tutto». Ma come ha convinto il marito a seguirla?

«Abbiamo tre figli - spiega Monia - Emiliano, Gabriele e Federica ed ho fatto leva sul fatto che qui sarebbero cresciuti meglio. Voi non capite la fortuna che avete: a Latina gli autobus passano quando vogliono, la gente è interessata solo alle apparenze e trova come miglior passatempo stare giornate intere nei centri commerciali». «E poi - aggiunge - mio marito aveva un buon lavoro, non l’abbiamo fatto per cercare fortuna».

Massimiliano annuisce e comenta: «Sarei stato disposto a trasferirmi anche all’estero, ma a Trento... Avevo paura di trovarmi in un ambiente chiuso. I miei amici dicevano “per loro sarai sempre un terrone”. Ed invece, ho dovuto ricredermi: è vero, qui si vive bene e non è nemmeno vero che i trentini sono così orsi come si dice».

Anche la gestione del ristorante preoccupava un po’ Massimiliano, che pur proviene da una famiglia di ristoratori: «Non sapevo bene quali erano i gusti locali, per questo ho mantenuto lo staff che c’era già e il cuoco alterna piatti trentini a quelli romani, anche se è un po’ riluttante a fare la pasta allo scoglio bianca ed a cucinare la pasta cacio pepe».

Insomma, Monia l’ha avuta vinta e non si è mai pentita della scelta. «E pensare - commenta - che avevo anche accettato di andare dallo psicologo, per capire perché ero così ossessionata da Trento. Lui mi ha detto: “Signora, assecondi la sua passione”. Ora fa parte anche del gruppo alpini di Cognola e non manca mai alle feste popolari, come Carnevale, ma anche alle Vigiliane. Esibisce con orgoglio la foto scattata con il sindaco e un’altra testimonianza d’amore per Trento: il nome tatuato sul piede.













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