Dai contratti al welfare ecco il patto per il lavoro

Provincia e parti sociali, accordo di legislatura: fisco, ammortizzatori, riforma della pubblica amministrazione e coinvolgimento dei lavoratori nelle imprese



TRENTO. Se a Roma Matteo Renzi punta a riformare da solo il mercato del lavoro, e accusa sindacati e imprenditori di essere conservatori, in Trentino la Provincia e le parti sociali rilanciano la concertazione. E oggi firmeranno un patto per lo sviluppo economico e il lavoro: un protocollo di inizio legislatura, che in 18 pagine fissa una serie di impegni per la Provincia così come per sindacati e organizzazioni imprenditoriali, con l’obiettivo di intercettare i timidi segnali di ripresa e sostenere la crescita e l'occupazione.

E se è vero che patti e protocolli evocano spesso scarsa concretezza, la prova che in questo caso non si tratta di sole enunciazioni sta nel fatto che le trattative per arrivare alla firma di oggi sono state complicate. Alla fine ognuna delle parti in campo ha dovuto fare i conti con questioni spinose. Gli imprenditori hanno dovuto cedere qualcosa sul fronte della partecipazione dei lavoratori nelle imprese, tema rilanciato proprio nei giorni scorsi dal presidente Ugo Rossi durante il dibattito in aula sulla legge finanziaria: nell’accordo si parla di sperimentare soluzioni innovative nella contrattazione, che vadano nella direzione della formazione e del coinvolgimento dei lavoratori.

Dall’altra, i sindacati fanno i conti con la indigesta riforma della pubblica amministrazione, sulla quale Rossi ha più volte detto di voler accelerare e che produrrà inevitabili impatti sul personale. Tra le novità, le parti sociali si impegnano a creare fondi (finanziati da imprese e lavoratori) che serviranno come cassa integrazione per le piccole imprese, e a dare piena operatività alla sanità integrativa il cui iter si è rivelato fin qui molto accidentato.

La Provincia da parte sua assume gli impegni contenuti nella Finanziaria, a partire da un’impostazione fatta di meno incentivi alle imprese in cambio di una politica di riduzione fiscale. Ancora: sarà rafforzato il ruolo di Trentino Sviluppo per aumentare l’attrattività del territorio e si lavorerà per rendere più efficace il passaggio dalla scuola al lavoro, incrementando i tirocini e puntando sull’apprendistato “alla tedesca” con un’alternanza forte tra lavoro e formazione esterna. Corposo il capitolo dedicato agli ammortizzatori sociali, una delle gambe del welfare trentino. Nella Finanziaria ci sono 21 milioni stanziati per i prossimi tre anni con il prolungamento dell’Aspi e della mini-Aspi per i disoccupati e l’introduzione del reddito di qualificazione per i giovani che interrompono il lavoro per completare gli studi. Nel protocollo c’è l’impegno, quando il “pacchetto trentino” entro un paio d’anni sarà superato dall’entrata a regime della legge Fornero, a introdurre nuovi interventi di sostegno a chi perde il lavoro.













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