«Da queste terre nascerà il nuovo Giulio Ferrari»

Viaggio tra i quindici ettari di bosco sopra Ravina dove la nuova generazione dei Lunelli lancia la sfida ai padri. «Uno sfregio? L’agricoltura ha bisogno di spazi»


di Luca Petermaier


TRENTO. «Da questa terra vogliamo far nascere un vino che superi in qualità il Giulio Ferrari». Ecco, la sfida della seconda generazione dei Lunelli – quella dei cugini Alessandro, Camilla, Marcello e Matteo (in rigoroso ordine alfabetico) – è lanciata. Sfida titanica - superare i padri che hanno realizzato le migliori bollicine d'Italia - che parte dal Bondone, nei boschi che circondano la cinquecentesca Villa Margon. Quei boschi che nella passata legislatura la Circoscrizione di Ravina non voleva far abbattere, ora hanno fatto spazio a quindici ettari di terreno vergine, pronto a ospitare un “cru” realizzato secondo le più moderne tecniche di coltura biologica e biodinamica.

La “ferita” nella montagna (di cui questo giornale ha parlato nei giorni scorsi) quando ci entri dentro ti appare meno “mortale”, soprattutto perché qui dentro tutto si muove con il rispetto dovuto della natura. «Giudicare adesso – spiega Marcello, l'enologo della famiglia – sarebbe ingiusto. Chiediamo solo un po' di pazienza».

Sulle strade artificiali create per far salire i camion si muovono mini trattori a emissioni ridotte (100 mila euro l'uno) e i lavori degli operai seguono le stagioni e i ritmi del bosco: si scava e si bonifica a orari determinati e in periodi determinati per non compromettere l'ecosistema.

Inutile girarci attorno, la “ferita” si vede e a guardarla da Villazzano, Povo o dalla Marzola fa impressione. C'era proprio bisogno di scavare quassù, ai limiti del Sic della Val Gola? «L'agricoltura – spiega Marcello, rigirandosi nella mano la terra vergine – vive di ambiente. Questi terreni sono della famiglia Lunelli, una pertinenza di Villa Margon. L'unico vincolo che hanno è di tipo idrogeologico. Avremmo potuto fare tutto questo senza coinvolgere nessuno, solo chiedendo le dovute concessioni. Invece abbiamo ritenuto doveroso cercare con la comunità la massima condivisione del progetto».

Lo conferma pure l'attuale presidente della Circoscrizione, Roberto Stanchina, che nell'investimento dei Lunelli intravede una straordinaria operazione di marketing territoriale per Ravina: «Quassù nascerà uno dei migliori “cru” del mondo, che sull'etichetta porterà il nome di Ravina. Ostacolare questo progetto sarebbe un suicidio».

La “formula uno” della cantina Ferrari avrà una gestazione lunga. «Se tutto va bene – conferma Marcello - stapperemo la prima bottiglia fra una quindicina d'anni. Del resto siamo vincolati ai tempi della natura». In tutto verranno prodotte circa 88 mila bottiglie l'anno, 1000 quintali complessivi.

Quindici anni di attesa sono tanti, ma se vuoi realizzare lo spumante migliore d'Italia un po' di pazienza la devi mettere in conto, considerando che da superare c'è il capolavoro dei padri, quel “Giulio” la cui etichetta ha fatto storia: «Le uve del Giulio - quelle di Maso Pianizza, sopra San Rocco - prendono più sole. Qui a Ravina avremo invece una carica aromatica minore, sarà una bollicina di montagna estrema». Una bella scomessa, ammette Marcello, nella quale credono anche i “vecchi” della famiglia, «anche se – confessa l'enologo dei Lunelli – quindici anni per loro sono lunghi da far passare».

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