Da pensionato a Cuba per farsi una seconda vita

Toni Montone (ex Hemigway, Mart, Giubbe Rosse) una settimana dopo aver smesso di lavorare è partito per l’isola caraibica: sono passati sei anni


di Paolo Piffer


TRENTO. Dopo una settimana da pensionato la bussola della posta ha cominciato a riempirsi di depliant, foglietti e offerte per la promozione di pannoloni, dentiere, apparati acustici e tutti quei prodotti che anche non se ne avesse bisogno al solo nominarli mettono addosso la depressione. «E ho capito di essere diventato il consumatore finale della terza, quarta e chissà che altra età. Non mi ci sono ritrovato e non ci sono stato. In quel momento ho capito perfettamente che non mi sarei né comprato la canna da pesca né iscritto al circolo anziani. Nel giro di due giorni avevo in mano un biglietto aereo per Cuba. Da sei anni vivo a L’Avana e ritorno a Trento un mese d’inverno e i tre estivi quando lì il caldo umido è insopportabile». Toni Montone, 64 anni, la racconta così la sua seconda vita. Tra immagini e suggestioni caraibiche. Nella prima, di vita, molti anni nella scuola fino a ricoprire incarichi direttivi e tante gestioni di locali pubblici. Tra questi, l’Hemingway e la ristorazione del Mart a Rovereto, le Giubbe Rosse a Trento. Adesso, quando è in città, e ora lo è, collabora con il Caffè 34 di Vilma Tomasi, in piazza Duomo. E fa la comparsa nella moltitudine di film e fiction che ormai vengono girate in Trentino. «Per quarant’anni - dice Montone - ho girato l’America Latina e Centrale da viaggiatore. Cercando, insomma, di capire questo continente. Fermandomi anche a Cuba e ritornandoci più volte perché mi sono sempre trovato come un pesce nell’acqua. Per me è stata una scelta naturale, direi esistenziale e, tendenzialmente, rimarrò per sempre più tempo in quella terra». Montone, da pensionato italiano, a Cuba non se la passa certo male. Vive a Monterrey, quartiere residenziale sulla collina de L’Avana, a un quarto d’ora dal centro, in una casa con giardino di 500 metri quadri dove trova tutto l’occorrente per farsi batidos de fruta a volontà grazie a cinque banani, due piante di mango e lime, altrettante palme da cocco e tre guayaba. «Certo - afferma - che con la pensione che ho farei magari una certa fatica a vivere in Italia mentre a Cuba si può stare più che bene, se si pensa che un medico arriva all’equivalente di trenta dollari al mese. Ma sono anche altre le ragioni per cui ho fatto questa scelta. In sintesi, come sono in gradodi parlare bene per tre giorni di quel Paese, che ha anche i suoi difetti, ci mancherebbe, altrettanto potrei fare per l’Italia, ma dicendone solo male. E mica è solo una questione politica ma proprio di popoli, di filosofia esistenziale. Tanto gli italiani sono tristi, spesso col muso, divisi in compartimenti stagni, i ricchi con i ricchi, i poveri con sé stessi, i giovani tra di loro e così gli anziani, tanto i cubani sono solari, dignitosi, guardano alle cose positive della vita, la gente si frequenta, senza differenze di censo ed età. Nonostante i problemi economici ci siano. Però, con queste ultime aperture per la libera iniziativa privata c’è tanta voglia di fare anche se mancano i capitali, è gente industriosa. Sembra l’Italia del secondo dopoguerra. Tanto che anch’io ho delle idee in testa per mettere su qualcosa. Questo nuovo corso mi sta intrigando». E intanto? «Intanto mi sveglio presto la mattina per non perdermi l’alba che vedo spuntare tra gli alberi, faccio colazione, gli amici campesinos mi portano yogurt, formaggio creolo ma anche verdura e miele e, 2-3 volte alla settimana, prendo il pesce fresco. Leggo parecchio e una bottiglia di rum al giorno piano piano se ne va, sorseggiata. Alla sera scendo all’Avana che di notte è magica. E sono soddisfatto quando mi dicono: “Toni, eres mas cubano que los cubanos”».

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