Da Levico la riforma di Tremonti

Il ministro esce allo scoperto: «Ce l'ho in testa già da un anno»


Luca Marognoli


LEVICO TERME. Tutti ne parlano, Berlusconi a caccia di consenso preme per farla subito, ma la riforma fiscale già c'è. E' nella testa del ministro dell'economia Giulio Tremonti e anche, pare, nero su bianco. «Io la voglio fare: due o tre idee ce le ho già, da almeno un anno», ha detto il protagonista dell'ultima giornata della Festa della Cisl a Levico. «In parte ne ho discusso e i testi sono già scritti». Una «riforma ottima» quella che il superministro additato come possibile successore del premier ha elaborato. Ma c'è un però. «Il problema - ha detto - è trovare i meccanismi finanziari», perché «non si può andare al bar e dire "da bere per tutti" e poi aggiungere "pagate voi"...». Testo di 500 pagine. Non si vuole sottrarre alle responsabilità Tremonti («potrei dire: vi faccio la riforma e voi trovate 80 miliardi», ha affermato), ci ha pensato lui a elaborarla ed è pronto a rendere pubbliche le conclusioni dei tavoli di studio, un «lavoro straordinario di oltre 100 persone per circa 500 pagine di dati e tabelle, il più importante dal dopoguerra ad oggi fatto sul fisco». Lo farà - ha promesso - entro il 18 giugno, giorno della grande manifestazione organizzata da Cisl e Uil. Ma intanto qualche "pillola" sulla copertura della manovra il rappresentante del governo l'ha data. Tagli ai vitalizi. La prima riguarda i costi della politica e a queste tre magiche parole il ministro si è guadagnato il primo applauso del PalaLevico. «Per quanto questi siano molto forti, tagliandole i grandi numeri non li fai, ma questo ti legittima nel chiedere i sacrifici alla gente». Secondo applauso, ravvicinato. «Ci abbiamo provato a luglio ma abbiamo trovato alcune resistenze, che forse potranno venire meno se la contropartita sarà la riforma fiscale». Poi l'affondo: «Non è più accettabile che cariche pubbliche abbiano un costo differenziale rispetto al resto d'Europa. Se la moneta è comune, anche la politica deve essere comune». La cautela però è d'obbligo perché «è difficile chiedere ai capponi di votare per l'anticipo del Natale». Niente manovre in deficit. Poi la risposta a chi chiede, come Maroni, che si intervenga al più presto: «Pensate che il resto della manovra si possa fare in deficit? Dovunque l'hanno fatto negli altri Paesi, l'economia è crollata», ha continuato, spiegando che a decretarne il fallimento è la gente «che non ci crede», così succede che «il giorno dopo salgono i tassi e poi devi aumentare le tasse». E allora dove agire? «Dentro il bilancio pubblico credo che ci sia molto spazio», si è risposto il ministro. «Le spese militari le tagliereste?», si è poi rivolto al pubblico. «Da altre parti ti dicono che uno statista non parla di queste cose...». Iva no, evasione sì. Infine la materia fiscale vera e propria. In altre condizioni si potrebbe intervenire sull'Iva, ma in questo momento «c'è il rischio di un aumento dei prezzi». L'evasione fiscale, invece, è «un enorme serbatoio: si è visto quello che ha dato e può dare ancora molto». Ora che i 35 miliardi recuperati hanno consolidato assistenza e previdenza sociale, «si può pensare a un dividendo per i lavoratori e i giovani». Tremonti si è detto, invece, non disposto a tassare il risparmio delle famiglie sotto forma di rendite finanziarie. Troppe detrazioni. Negli ultimi 30 anni l'Italia è arrivata ad accumulare «471 regimi fiscali di favore per un totale di 150 miliardi». Sono i figli - ha aggiunto - «l'obiettivo fondamentale. Per loro possono essere previste minime ma specifiche forme di favore. Tutto il resto può essere eliminato».

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