mobilità sanitaria

Cure fuori provincia, maxi debito con Bolzano

Si parla di 71 milioni di euro già accantonati e iscritti a bilancio come passività ma bloccati dalla legge di stabilità



TRENTO. Settantuno milioni di debito, mica spiccioli. E il bello è che il debitore (in questo caso la Provincia di Trento) i soldi li avrebbe pure, già accantonati e iscritti a bilancio come passivo. Ma il creditore (la Provincia di Bolzano) quei milioni li aspetta invano da quattro anni e all’orizzonte non si intravedono spiragli nell’immediato affinché il debito venga onorato.

Potere del patto di stabilità, quell’astruso meccanismo di finanza pubblica che ti obbliga a non spendere i soldi anche se li hai. E così succede che la Provincia di Trento sia debitrice di 71 milioni di euro nei confronti della Provincia altoatesina per le spese da questa sostenute nella cura dei trentini che scelgono gli ospedali oltre Salorno per curarsi (per lo più oculistica e ortopedia). In gergo sanitario si chiama “mobilità passiva” e riguarda un po’ tutte le regioni italiane. Funziona così: se un trentino sceglie un ospedale altoatesino per curarsi, i medici locali gli offriranno i loro servizi, ma poi spediranno il conto alla Provincia di Trento. Lo stesso meccanismo vale naturalmente anche a contrario. I conti finali li tiene il ministero della salute che ogni anno regola il flusso dei crediti e dei debiti compensando le varie voci.

Dal 2012 in poi i pagamenti tra Trentino e Alto Adige sono stati corretti e puntuali. Il debito di cui parliamo affonda le radici negli anni precedenti durante i quali è cresciuto fino a toccare, appunto, i 71 milioni. Quei soldi la Provincia di Trento (seppure contestando un po’ il “prezzo” delle prestazioni altoatesine) li ha comunque già messi a bilancio come “passivo” ma - materialmente - non li può girare alla Provincia di Bolzano perché il famigerato patto di stabilità glielo impedisce. E’ come se fosse un debito congelato ma senza possibilità di essere incassato. Con comprensibile disappunto dell’Alto Adige. Ieri l’assessore altoatesina Martha Stocker ha provato a buttare lì l’idea che si possa scavalcare il patto di stabilità grazie ad una trattativa bilaterale tra le due Province, tagliando fuori lo Stato. Ipotesi che Trento giudica però impraticabile. Almeno per ora.













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