la verifica

Corte dei Conti, nel mirino il «Sistema Provincia»

Secondo la legge di stabilità per il 2015 piazza Dante doveva allestire un piano di razionalizzazione e dismissione delle società partecipate, ma non lo ha fatto


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. La Corte dei Conti ha messo nel mirino il «Sistema Provincia». Piazza Dante doveva, per legge, razionalizzare le sue partecipazioni in società controllate entro il 31 marzo 2015, ma non lo ha fatto. Per questo la magistratura contabile è pronta ad avviare un procedimento. Si fa un gran parlare di spending review. Il nome di Carlo Cottarelli, ex commissario del governo incaricato di trovare nelle pieghe del bilancio pubblico il modo per tagliare le spese, è diventato una sorta di totem, ma poi, alla prova dei fatti, nessuno fa niente. Anzi si creano sistemi per continuare a spendere.

L'esempio, per quanto riguarda il Trentino, è lampante. Il piano Cottarelli, tra le tante altre cose, prevedeva anche che tutti gli enti pubblici adottassero un piano di razionalizzazione delle società partecipate. Lo scopo è chiaro: le società partecipate sono una fonte di spesa pubblica difficilmente controllabile. Gli enti pubblici vi fanno ricorso per aggirare il patto di stabilità. Per questo Cottarelli prevedeva alcune cose molto semplici: tenere sotto controllo gli organi societari (numero di consiglieri di amministrazione, compensi degli organi di gestione, elementi di competenza e indipendenza nella selezione), riduzione del numero delle società e adozione di strumenti di valutazione che permettessero di stabilire livelli di efficienza.

Di fatto, gli elementi del piano Cottarelli sono stati adottati dalla legge stabilità per il 2015, la legge 190 del 2014. Questa legge prevedeva che entro il 31 marzo del 2015 gli enti pubblici dovessero adottare il piano di razionalizzazione delle società partecipate. Per razionalizzazione si intende fusione, ma anche dismissione di società controllate, per la precisione cessione delle società che non hanno nulla a che vedere con le finalità istituzionale dell'ente pubblico.

La Corte dei Conti ha bacchettato più volte piazza Dante sulle società partecipate chiedendo un riordino e anche la cessione di quelle più lontane dalle finalità istituzionali. La Provincia, finora, ha fatto orecchie da mercante, ma adesso la magistratura contabile sta per ripartire alla carica. Infatti, sono passati più di sei mesi dal termine indicato dalla legge di stabilità la Provincia di Trento non ha presentato nessun piano di razionalizzazione.

Le società controllate restano 22, molte di queste non hanno palesemente niente a che fare con le finalità di un ente pubblico. Tra queste si trovano finanziarie come Tecnofin e Cassa del Trentino, banche come Mediocredito del Trentino Alto Adige, autostrade, come l'Autobrennero (5,34% per via diretta e poi 32,28 % tramite la Regione), ma anche società di servizi informatici come Informatica trentina, ma anche aeroporti, società di progettazione di infrastrutture in fibra ottica e tanto altro ancora. Se si tiene poi conto di Trentino Sviluppo, la società di sostegno allo sviluppo economico, si vede che la Provincia possiede indirettamente partecipazioni in moltissime società impiantistiche come le Funivie di Pejo (49,39%), Funivie del Cermis (40%), Carosello Ski Folgaria (62,63%), Funivie Pinzolo (38,85 %) Paganella 2001 (35,35%) e tante altre ancora.

Non solo, Trentino Sviluppo ha anche partecipazioni in società di sviluppo turistico, in società tecnologiche come Pervoice spa, in società industriali come Fly, ma anche in società che gestiscono campi da golf come Rendena golf spa (5,45%) e Trentino Golf scarl (49,25).

La Corte dei Conti negli ultimi giudizi di parifica del bilancio provinciale ha fatto notare come questa presenza nel mondo economico da parte dell'ente pubblico sia abnorme e ha auspicato la cessione delle società che non hanno nulla a che fare con le finalità istituzionali. La Corte ha anche messo in dubbio la convenienza economica di molte operazioni. Per quanto riguarda poi Trentino Sviluppo la Corte ha rimarcato la «scarsa trasparenza della gestione contabile».













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