Corse ciclistiche sulle DolomitiI comuni bellunesi dicono stop

Niente arrivi e partenze ma solo transiti con strade chiuse, disagi e nessun vantaggio per il turismo: da Cortina a Falcade ribellione contro le province vicine


Andrea Selva


TRENTO. In attesa del “Sellaronda bike day” con i quattro passi dolomitici chiusi alle auto, da Belluno ecco una proposta contro corrente: «Basta gare ciclistiche - dicono sette comuni, da Cortina a Falcade - soprattutto quando portano solo svantaggi e disagi, senza alcun beneficio per il turismo». E sotto sotto la polemica è interprovinciale: «Di là (a Bolzano) un beneficio, di qua un torto».
 La polemica parte da Colle Santa Lucia, piccolo Comune agordino che i ciclisti li vede passare spesso ma arrivare (o partire) mai: «Le gare minori bloccano le strade, senza portare alcun beneficio» sbotta il sindaco Oscar Troi. Con lui ci sono anche Cortina, San Vito di Cadore, Selva di Cadore, Rocca Pietore, Livinallongo e Falcade che messi assieme contano sui loro territori i principali passi dolomitici dove è stata scritta la storia del ciclismo: dal Falzarego (con le gallerie scavate nella roccia dai militari) ai versanti selvaggi del passo Giau, dal terribile Fedaia (con pendenze in grado di mandare in crisi professionisti) ai tornanti verticali del passo San Pellegrino, passando per il Valles (tra Falcade e Predazzo), ma pure il Pordoi (tra i valichi dolomitici più alti), il versante bellunese del Campolongo e la forcella Staulanza.
 «D’estate c’è una gara ogni domenica» si lamentano i bellunesi. «Troppi disagi, si bloccano anche le gare d’accesso ai rifugi».
 Da Bolzano - val Gardena - replicano con un appello: «Turisti, venite da noi», come sottolinea il direttore del marketing turistico Günther Pitscheider, convinto che tra vantaggi e svantaggi dei turisti su due ruote siano i primi a prevalere.
 Ma sotto sotto è una rivalità tra territori. L’ultimo atto è una maratona ciclistica che parte da Ortisei e fa rientro in val Gardena, con buona parte del percorso nel Bellunese: «Vi pare giusto?» si lamentano i sindaci, che hanno ricevuto le richieste di permesso per chiudere le strade ai ciclisti. Certo nessuno osa criticare i grandi eventi, come la Maratona delle Dolomiti, che richiamano in quota 8 mila persone (gli iscritti ufficiali) e altre 10 mila che si uniscono al gruppo. Niente da dire - ovvio - nemmeno sulle tappe del Giro d’Italia: per avere un arrivo di tappa fanno a gara.
 Francesco Moser ieri era sul passo Gavia - al seguito del Giro d’Italia - e si spende a favore delle biciclette: «Mi pare un controsenso. Le biciclette non inquinano e a parte qualche disagio portano ricchezza. Mi sembra giusto andare nella direzione di favorire l’uso delle bici, come si farà in giugno sul Sellaronda».

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