Confraternita della Vite e del Vino a quota 60 

Gios: «Servono regole adeguate al contesto». Spagnolli ha ricordato l’evoluzione del settore



TRENTO. La Confraternita della Vite e del Vino di Trento compie 60 anni. La celebrazione ieri è iniziata con la messa celebrata da don Bruno Tomasi e accompagnata dei canti del Gruppo musicale K. J. Feininger. Al termine il gruppo dei confratelli e dei numerosi ospiti delle varie Confraternite venuti a Trento per l'occasione hanno percorso in corte le vie del centro per recarsi al Castello del Buonconsiglio, dove ci è svolta la cerimonia ufficiale. Enzo Merz, Gran Maestro della Confraterinta della Vite del Vino di Trento ha rivolto il saluto agli ospiti a partire da Carlos Martin Cosmé, presidente della Ceuco (Consiglio europeo della confraternite enogastronomiche) e Marco Porzio, presidente della Fice (Federazione italiana dei circoli enogastronomici). Merz ha ricordato i primi passi della Confraternita del vino trentina, mossi a seguito di un gruppo di amici, politici e appassionati di vino, con l'allora Istituto agrario di San Michele sullo sfondo. Hanno svolto quindi le loro relazioni Geremia Gios e Francesco Spagnolli.

Gios ha analizzato i 60 anni trascorsi per quanto riguarda l'economia. Il Trentino è passata da un'economia agricola che dava lavoro al 56% del totale, ad oggi che l'agricoltura copre il 3.4 % degli occupati. Il Trentino dal secondo dopoguerra ha conosciuto un periodo di sviluppo con un benessere generalizzato. Le criticità ci sono e stanno nelle regole che sono molte, troppe ed hanno un costo eccessivo. Bisogna avere regola diverse per aree diverse e bisogna creare posti di lavoro di qualità partendo da criteri specifici e non generici, facendo scelte adeguate al contesto in cui si opera. Francesco Spagnolli ha narrato con passione l'evoluzione in questi 60 anni del trentino viti enologico. Negli anni 50 del secolo scorso erano 104 le varietà di viti coltivate in Trentino, e il sistema di coltivazione era la pergola. Negli anni 60 la rivoluzione, con l'impiego della chimica e la presa di coscienza che il Trentino aveva un grande potenziale vitivincolo. Negli anni 80 l'addio alla pergola, con nuovi sistemi di allevamento e l'avvento dello studio della genetica e del genoma. Ora abbiamo l'abbandono della chimica, con circa 800 ettari di vigneto circa l'8% coltivati biologico. Da ricordare negli anni 80 la nascita dell'associazione dei Vignaioli, oggi Consorzio e la meccanica in aiuto alla vitienolgia, con riduzione dell'uso dei prodotti chimici. Infine Spagnolli ha ricordato la storia della spumantistica del Trentino, che ha oggi nel TrentoDoc il simbolo della nostra vitienologia. Nel 1958 la Ferrari produceva 10 mila bottiglie, oggi siamo ad oltre 9 milioni di bottiglie anno e di ottima qualità. Al termine è stata consegnata la pergamena al vino confratello a Buno Lutterotti, presidente della cantina di Toblino ed intronizzato come confratello onorario Marco Porzio.













Scuola & Ricerca

In primo piano