Con i tagli all’accoglienza  posti di lavoro a rischio 

Migranti, Salvini riduce il budget da 35 a 20 euro al giorno. Fersina, incertezza sul nuovo appalto: alla cooperativa Kaleidoscopio in ballo oltre 20 contratti


di Chiara Bert


TRENTO. Venticinque lavoratori della Cooperativa Kaleidoscopio hanno già ricevuto una nota preventiva di cessazione del contratto per le loro attività di accoglienza dei richiedenti asilo alla Residenza Fersina di Trento: il bando di gestione scade il 31 dicembre e ad oggi è nebbia fitta su cosa accadrà.

Ma sono decine i posti di lavoro a rischio nel «sistema trentino», tra cooperative e realtà del terzo settore, se - come confermato nei giorni scorsi dal ministro dell’interno Matteo Salvini - si concretizzerà il taglio delle risorse per l’accoglienza.

Il via libera del parlamento al decreto sicurezza ha di fatto anticipato quello che il vicepremier della Lega Salvini considera un altro cavallo di battaglia del programma di governo leghista: una riduzione forte dei fondi destinati dallo Stato all’integrazione dei migranti. Dai 35 euro al giorno che lo Stato passa oggi agli enti locali per ogni richiedente asilo si passerà a circa 20 euro, tagliando soprattutto i costi destinati all’integrazione, dai tirocini ai corsi di italiano, dall’assistenza psicologica all’orientamento al lavoro.

La preoccupazione è alta. «Siamo in attesa di capire cosa accadrà - spiega Emiliano Bertoldi, coordinatore di Atas (associazione trentina accoglienza stranieri) - le stime nazionali parlano di una perdita di 18 mila posti di lavoro sui 32 mila operatori del sistema dell’accoglienza, anche perché il rapporto tra operatori e utenti che oggi è 1 a 23 passerà ad 1 a 50». «C’è un piano sindacale e una preoccupazione che riguarda il taglio dei servizi. In Trentino abbiamo un sistema integrato, frutto di un accordo tra lo Stato e la Provincia che ha delegato quest’ultima a gestire l’accoglienza. Cosa succederà ora? Molto dipenderà anche dalle scelte della nuova giunta».

Chiara Dossi, presidente della Cooperativa Arcobaleno che opera nell’Alto Garda, ammette: «Con 19-20 euro al giorno a migrante non ci stiamo dentro. Abbiamo sentito quello che ha detto il presidente Fugatti in campagna elettorale, la prima area che potrebbe saltare sarà quella che si occupa di lavoro per i richiedenti asilo, un settore che occupa 12 persone della nostra cooperativa. E nonostante i rischi imminenti per il loro destino personale, questi ragazzi continuano a lavorare in modo ammirevole, con una motivazione fortissima». L’impatto dei tagli - riflette Dossi - sarà inevitabile e i costi ricadranno sui territori, Comuni in primis: «Con la stretta ai permessi umanitari il risultato sarà che avremo persone che rimangono fuori dalle strutture, senza un tetto. Se in più si tagliano i servizi che oggi costruiscono l’integrazione, allora sì avremo un vero problema di sicurezza da gestire. Come associazioni e cooperative dovremo fare rete tra noi e dimostrare di essere organizzazioni mature».

Kaleidoscopio ha informato anche Provincia e sindacati della comunicazione preventiva di cessazione dei propri contratti in caso di mancato rinnovo dell’appalto per la Fersina. Duro Luigi Diaspro, segretario della Funzione pubblica Cgil: «Siamo preoccupati, sono 25 i lavoratori che hanno ricevuto questa comunicazione e il motivo risiede nel fatto che a poco più di un mese dalla scadenza del 31 dicembre non si ha notizia di pubblicazione del bando per la futura gestione del servizio, già peraltro oggetto di riduzione del numero di ore. Riteniamo questo dato, pur parziale all'interno del settore dell'accoglienza in Trentino - soggetto alla riduzione a 20 euro del costo giornaliero prevista a livello nazionale - molto grave. Da una parte la salvaguardia di posti di lavoro qualificati e professionali, che hanno consentito nel territorio un'accoglienza di qualità ed un'opera di concreta integrazione delle persone in affidamento. Dall'altra la conseguenza di un sistema che, rinunciando a interagire e costruire con i richiedenti asilo quel percorso di reale accoglienza e integrazione, adotterà quale unico criterio quello della permanenza in centri sovraffollati, privi di attività e prospettive, con aumento della rabbia, conflitto con i cittadini, insicurezza sociale. Tutto il contrario di quanto proclama il governo».















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