L'INCHIESTA SULLE TANGENTI

Collini voleva finanziarela campagna di Dellai

Fabrizio Collini era pronto ad aprire il portafoglio e finanziare la campagna elettorale di Lorenzo Dellai per le amministrative. E' uno dei retroscena che emerge dalla lettura di nuovi atti dell'indagine sugli appalti sospetti. L'imprenditore parla di questa possibilità con Silvano Grisenti il quale lo incoraggia ad offrire il proprio sostegno economico al governatore, invitandolo «ad essere cauti». Il governatore: "Mai incassato un euro"


Luca Petermaier


TRENTO. Fabrizio Collini era pronto ad aprire il portafoglio e finanziare la campagna elettorale di Lorenzo Dellai per le amministrative. E' uno dei retroscena che emerge dalla lettura di nuovi atti dell'indagine sugli appalti sospetti. L'imprenditore parla di questa possibilità con Silvano Grisenti il quale lo incoraggia ad offrire il proprio sostegno economico al governatore, invitandolo «ad essere cauti». Collini, in effetti, incontra Dellai ma dai verbali non risulta che il finanziamento sia avvenuto.

La conversazione tra Grisenti e Collini viene registrata nell'ufficio del primo, alla presidenza dell'A22. Sono da poco passate le 8 di mattina del 17 giugno 2008, un martedì. E' la prima volta in mesi di intercettazioni che i due parlano in maniera così esplicita ed estesa del presidente Dellai. L'argomento è delicato: i soldi per la campagna elettorale. Collini introduce il tema in modo molto cauto («io sono a disposizione»), ma Grisenti capisce al volo («l'importante è che il suo commercialista...questi sono atti pubblici»).

Caduto il primo imbarazzo, la conversazione si fa più esplicita e si chiude con la promessa di Grisenti di accennare il tema a Dellai, approfittando dell'amicizia e del rapporto confidenziale che li lega. Dellai smentisce di aver mai incassato un euro da Collini e spiega di aver attinto per la campagna elettorale ad un fido acceso presso un istituto di credito.

Fabrizio Collini non è nuovo ad approcci di questo genere con importanti uomini politici. Pochi mesi prima, in aprile, l'imprenditore aveva incontrato anche Mario Malossini al quale - sostiene la Finanza nei verbali - avrebbe consegnato «cinque fotocopie» (denaro, secondo gli investigatori) per la campagna elettorale alle politiche. Non solo. Dalle carte emerge anche un interessamento personale di Collini con un alto rappresentante di Mediaset al fine di «lanciare» la candidatura di Malossini.

Ma i nuovi atti dell'inchiesta svelano altri retroscena sulla «magnadora» in salsa trentina. Il punto di riferimento è sempre lui, Silvano Grisenti. A lui si rivolgono non solo importanti imprenditori trentini per confrontare con lui le strategie commerciali sui più ricchi appalti in provincia, ma anche uomini delle più svariate istituzioni che intrattengono con il presidente dell'A22 rapporti quanto meno inopportuni.

Una mattina di gennaio 2008, ad esempio, Grisenti riceve in via Berlino il giudice del Tar Fiorenzo Tomaselli (nominato dalla Provincia) e i due si intrattengono parlando, tra l'altro, anche di alcuni ricorsi in discussione.

In febbraio è la volta dell'ex comandante provinciale dei carabinieri Antonio Labianco che fa visita al presidente per riferirgli che il Noe (nucleo ecologico) sta svolgendo accertamenti su un cumulo di materiali lasciati su un terreno nel comune di Mori sul quale l'A22 ha commissionato alcuni lavori ad una società.

In via Berlino è il benvenuto anche il parroco di Garniga che, insieme al dirigente della Provincia Raffaele De Col (non indagato), discute con Grisenti su come risolvere un problema di finanziamento per la ristrutturazione della parrocchia in seguito ad uno sforamento del budget. La soluzione viene trovata nel presentare una perizia di variante retrodatata.

Grisenti si spende anche per la parrocchia di Povo insieme al fratello Giuseppe, il cui studio cura la progettazione dei lavori di ristrutturazione. E dagli atti spunta anche il nome dell'assessore Gilmozzi che rassicura Grisenti sul buon esito di una modifica urbanistica per un terreno a Trento, sollecitata dal presidente dell'A22 in persona.

Le nuove carte dell'inchiesta, infine, aiutano anche a chiarire alcune imputazioni mosse dalla procura a Grisenti. Come quella di truffa sulle spese di rappresentanza: in alcune intercettazioni il presidente dell'A22 dichiara di pagare con i soldi dell'Autobrennero le cene della Margherita e in un'occasione si offre (ma la cosa non andrà a buon fine) di mettere sul conto della società pure il soggiorno di una settimana in val di Fiemme di un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei ministri.













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