BUFERA GIUDIZIARIA IN TRENTINO

Collini, il re degli appaltiper lui anche accuse sessuali


Luca Petermaier


TRENTO. Chi ha ascoltato le intercettazioni telefoniche e ambientali ha parlato di colloqui da brivido: Fabrizio Collini, notissimo e stimato imprenditore, che chiede ad una prostituta di avere rapporti incestuosi con il figlio di lei e le ordina, dietro compenso in denaro, di narrarglieli nel dettaglio. Tutto questo con l'unico scopo, per Collini, di provare eccitamento «ai fini della masturbazione». Sono parole usate dal procuratore Dragone che ha spiegato come, di fronte a queste circostanze, l'intera inchiesta sulle tangenti abbia subito un'accelerazione improvvisa.

E così, un'indagine partita nel novembre dell'anno scorso e che procedeva su binari solidi e definiti è stata portata allo scoperto in modo inatteso per mettere fine a quei (presunti) abusi su un sedicenne.

Le carte dell'inchiesta, però, non si fermano a quel singolo episodio. Parlano di un'altra richiesta simile avanzata sempre da Collini ad un'altra prostituta che, in questo caso, si sarebbe rifiutata. Anche la prima donna - dopo aver accettato dietro compenso l'incestuoso gioco erotico - si sarebbe tirata indietro rispetto alle successive richieste dell'imprenditore. Ma ormai era troppo tardi per fermare gli arresti. Le ordinanze cautelari erano già state chieste e benché l'intera inchiesta ruotasse attorno fatti del tutto diversi come presunte tangenti e corruzioni diffuse, non c'era altro tempo da perdere.

Di tutto l'impianto accusatorio messo in piedi contro Collini, paradossalmente potrebbe rivelarsi proprio questa l'accusa più pesante, quella di atti sessuali con minori. Le pene del codice vanno da cinque a dieci anni e la legge non prevede alcuna ipotesi di patteggiamento.

I guai per Collini, però, non si fermano qui, anzi. Contro di lui - 56 anni, residente a Milano e socio insieme a Sergio e Paolo della Collini costruzioni spa - ci sono le accuse di corruzione e turbativa d'asta per gli appalti del tunnel dell'acqua potabile di Mezzolombardo e della ristrutturazione della sede dell'ex Istituto per sordi, da trasformare in un centro sanitario di eccellenza. Quale sarebbe stato il meccanismo dei raggiri? Da un lato Collini avrebbe promesso soldi o favori (lauti incarichi di progettazione) a chi era deputato alla stesura delle gare d'appalto. Dall'altro avrebbe ottenuto degli aggiustamenti nelle procedure (come la modifica del criterio di aggiudicazione dal massimo ribasso a quello dell'offerta economicamente più vantaggiosa) che gli avrebbero consentito maggiore facilità nell'aggiudicarsi le gare.

Gli inquirenti, però, sospettano che Collini - ieri visitato in cella dagli avvocati Marco Stefenelli e Monica Baggia - si sia mosso anche in altri modi. Ad esempio - ma l'ipotesi è ancora oggetto di verifica - ottenendo premi non dovuti per la fine anticipata dei lavori. In pratica, nel progetto esecutivo si dichiarava che i lavori sarebbero dovuti terminare - mettiamo - in 120 giorni, ben sapendo, in realtà, che 100 giorni erano più che sufficienti. In questo modo Collini, che consegnava l'opera in anticipo, otteneva ingenti premi dall'ente appaltante.

Oggetto di verifica sono tutte le opere più rilevanti realizzate dalla Collini negli ultimi anni. Chi viaggia per il Trentino non può non aver notato le grandi targhe o i cartelloni con il nome «Collini» affissi sulle opere ultimate - come la nuova galleria di Cadine - o in prossimità di lavori ancora in corso, come il cantiere per la variante di Moena.

Sotto la lente della procura, ad esempio, è finito ora anche l'appalto per il nuovo casello di San Michele. La Collini spa si è aggiudicata l'opera con un forte ribasso, ma in seguito è intervenuta una variante di cui è stata depositata la relazione e che fa lievitare i costi, relazione redatta da uno dei soci dell'Arca, la società di progettazione di cui fa parte il fratello di Grisenti.













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