Città della Pace: offenderla costa fino a 3000 euro

La giunta fissa il risarcimento che deve a Rovereto chi insulta un vigile urbano. Il principio è che l’oltraggio lede onore e decoro dell’intera municipalità



ROVERETO. Ogni volta che si offende un vigile urbano in servizio, si offende anche la città che in quel momento rappresenta. E la città ha deciso di iniziare a presentare il conto.

Con una delibera adottata il 6 agosto, la giunta ha quantificato quanto vale questa offesa: da 300 a 3000 euro. Salvo caso eccezionali, che per la loro gravità autorizzino a superare i 3000 euro.

Per capire serve un minimo di inquadramento giuridico. Se prendendo una multa che ritiene ingiustificata un roveretano se ne uscisse mettendo in dubbio la sanità mentale della guardia o la credibilità dei suoi natali, si troverebbe ed essere denunciato per oltraggio a pubblico ufficiale. A quel punto la legge gli consente due possibilità: affrontare il giudizio e potenzialmente il carcere oppure risarcire interamente il danno. Scelta questa che porta alla non punibilità dell’oltraggio. Un modo per alleggerire il carico degli uffici giudiziari ed anche un vantaggio per il cittadino, visto che di fronte ad un pubblico ufficiale che sostiene di essere stato insultato, non c’è nessuna speranza di assoluzione. Anche perché esami del Dna o test del QI non sono previsti come scusante. Il punto è quindi come quantificare il danno da risarcire, ed è su questo che interviene la giunta comunale. Al di là di quello personale del vigile urbano, che si farà valere da sè, quanto può valere la lesione del prestigio e decoro di una città?

Per deciderlo la giunta al gran completo ha preso a riferimento una sentenza di cassazione di tre anni fa, che riteneva ci si potesse basare nel valutare un congruo risarcimento per l’oltraggio sulla sanzione pecuniaria prevista per il diritto di ingiuria: da 258 a 2582 euro. Da allora, notano sindaco e assessori, il reato di oltraggio allora depenalizzato è tornato ad essere previsto come reato. E soprattutto, aggiungono, «deve aversi riguardo alla precipua situazione soggettiva della Città di Rovereto - Città della Pace». Concetto che non viene meglio precisato, ma che pare di poter decifrare solo nel senso che offendere tramite il suo vigile urbano la «Città della Pace» costituisce una sorta di aggravante. Tanto che si ritiene equo alzare sia nel minimo che nel massimo i limiti del risarcimento da richiedere per estinguere il reato: da 300 a 3000 euro. Derogabili solo nel massimo: si può andare oltre i 3000 nei casi particolarmente gravi, ma non sotto i 300. Meno l’insulto alla città non può valere.

I criteri di valutazione sono quanto mai aperti: la gravità dell’offesa e del comportamento tenuto dal colpevole; il luogo e le condizioni generali in cui si verifica l’offesa, con particolare rilievo alla presenza di altre persone e le motivazioni del gesto; l’eventuale recidiva; altre particolari circostanze valutabili di volta in volta. A dover compiere questo delicato lavoro di valutazione e compensazione non ci sarà Salomone, ma «il Comandante del Corpo di Polizia Locale». Persona squisita nella specifica circostanza di Rovereto, ma pur sempre colui da cui dipende direttamente il vigile offeso.

Quindi ricapitolando: il vigile si ritiene offeso, relaziona al suo comandante, che stabilisce quanto questa offesa sia grave dal punto di vista della Città e quindi quanto il malcapitato debba pagare se non vuole affrontare anni di processo e spese annesse.

Una vera e propria «operazione simpatia» tanto nei confronti dei vigili che dalla Città della Pace.(l.m)

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