l'intervista

«Ci hanno trattati come ladri, dal Pd tanta demagogia»

Vitalizi, Cogo scrive alla presidente Avanzo: «Prenda le mie quote del Fondo Family, io non devo altro»


di Chiara Bert


TRENTO. Resta alta la tensione sul caso vitalizi. Mentre l’Ufficio di presidenza del consiglio regionale deve ancora decidere se e come procedere al pignoramento per chi non ha restituito le quote dovute per legge, e mentre i sindacati hanno annunciato che si costituiranno in giudizio contro i ricorsi degli ex consiglieri, una dei ricorrenti - Margherita Cogo - scrive alla presidente del consiglio Chiara Avanzo: «Applichi la legge. Le mie quote del Fondo family sono già state riconvertite in quote pubbliche del consiglio regionale e non sono più nella mia disponibilità».

Sulla base della legge 6 del 2012, che ha attualizzato i vitalizi e concesso gli ormai famosi «anticipi d’oro», l’ex consigliera provinciale del Pd aveva incassato 743.712 euro, 283 mila euro di anticipo e 460 mila di quote del Fondo Family bloccato fino al 2018. La riforma del 2014 ha rideterminato l’importo: Cogo ha diritto a 501 mila euro e deve restituirne 242 mila. Per avviare la battaglia legale contro questa legge, Cogo ha restituito la tessera del partito. E oggi va all’attacco. Dell’attuale classe politica e del suo ex partito.

Cogo, perché questa lettera alla presidente Avanzo se ha deciso di fare ricorso contro la legge che la obbliga a restituire parte dei vitalizi?

Ho voluto chiarire che chi, come me, deteneva quote del Fondo Family sufficienti a far fronte a quanto ci è stato chiesto di restituire, non è più debitore di nulla nei confronti della Regione. La legge prevede infatti che le quote attribuite ai consiglieri siano automaticamente riconvertite in quote pubbliche e quindi queste quote non sono più nella nostra disponibilità. A conferma di questo c’è un Cud che ci è stato inviato e tiene conto del trasferimento. È sufficiente applicare la legge.

Però lei contemporaneamente ha fatto ricorso. Non è contraddittorio?

Io, e altri come me, contestano un pasticcio politico che doveva trovare una soluzione politica. Dal punto di vista giuridico si è fatta una legge che è in contrasto con il diritto civile, che interviene retroattivamente e non riconosce contratti già stipulati dalla Regione. Se questo sia un modo legittimo di legiferare vogliamo che si esprima la magistratura.

Sulla legge del 2012 è in corso un’inchiesta. E resta il dato politico di questa vicenda: quelle somme anticipate ai consiglieri erano politicamente e moralmente accettabili?

Sono la prima a dire che c’è stato un impatto socialmente inaccettabile. Ma molti di noi sarebbero stati disponibili a ridare indietro una parte degli anticipi. Invece si è scelto di dare la colpa agli ex consiglieri, ci hanno trattati come ladri. L’attuale classe politica ne è uscita senza ridare indietro un solo centesimo: i 210 mila euro incassati dopo soli 5 anni gli attuali consiglieri se li sono tenuti.

Lei dice che molti ex consiglieri sarebbero stati pronti a restituire: dai toni dell’offensiva non è sembrato che le cose stiano in questi termini.

Guardi, il presidente degli ex era Pierluigi Angeli, c’era da parte nostra la volontà di trovare una soluzione politica, io e l’ex presidente Rosa Thaler abbiamo provato a dirlo. Chi oggi ha responsabilità politica avrebbe dovuto trovare una mediazione e non alimentare la piazza. Se oggi facessimo un referendum per abolire le indennità dei consiglieri, vincerebbero i sì. E allora, è giusto farlo? Ricordiamoci che, al di là della furia populista che soffia anche a Roma con il governo Renzi, ci sarà sempre qualcuno di più puro.

Il suo ex partito, il Pd, della riforma dei vitalizi ha fatto una battaglia. Non ha pensato di rinunciare al ricorso?

Il Pd ha fatto questa battaglia in maniera demagogica. Si era partiti dicendo: tutti devono restituire tutto, ed è finita addossando le colpe solo a chi non era più in consiglio. Ma delegittimare la precedente classe dirigente non fa bene alla politica.

A livello personale le è pesato dover restituire la tessera?

Mi è pesato certo, questa vicenda mi ha reso infelice. Ma non ho niente di cui vergognarmi. Dimostrerò che non sono attaccata alla lira, ritengo di essere dalla parte della ragione.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano