Chiude il Rossini, via Suffragio perde un altro storico bar

Il gestore: «Dopo 17 anni ci siamo dovuti arrendere. I tempi sono cambiati, i giovani si vogliono solo sballare»


di Luca Pianesi


TRENTO. Il Caffè Rossini chiude i battenti. Via Suffragio perde un altro dei locali storici del quartiere, uno di quelli che da anni resisteva strenuamente alla crisi, portava indotto e movimentava la zona.

«Io e mia moglie lo abbiamo gestito per 17 anni – spiega Ivano Denari – lo abbiamo traghettato attraverso anni difficili, mentre intorno a noi tanti altri esercizi chiudevano e riaprivano a grande velocità. Basti pensare al pub vicino al nostro, La Stube, che in 17 anni ha cambiato gestione 5 volte. Noi abbiamo avuto periodi molto buoni e siamo stati sempre aperti fino alle 2 di notte. Ma oggi ci arrendiamo. I tempi sono cambiati, noi, probabilmente, siamo invecchiati e non abbiamo più la forza di rinnovarci. Per esempio io mi sono rifiutato di adeguarmi alla moda che va tantissimo adesso tra i giovani: quella degli shottini. I ragazzi entrano nei locali con l'unico obiettivo di ubriacarsi in pochissimo tempo. Chiedono bicchierini di super alcolici che nemmeno conoscono e che trangugiano senza distinguo. Ebbene, questo non è il mio stile di gestire un bar. Io ho sempre puntato su rum di qualità, prodotti di livello, da vendere a clienti consapevoli. Oggi i tempi sono cambiati. E poi la crisi ci ha dato il colpo di grazia. Si vendono meno caffè – prosegue l’ex gestore del bar - si preparano meno colazioni e in generale c'è minor giro di persone. Nel tempo, poi, abbiamo subito il pesante contraccolpo proveniente dal divieto di fumare all'interno dei locali e dalle molteplici proibizioni sulle vendite di alcolici. E così tra tasse, leggi, cambio di clientela e calo di entrate, abbiamo deciso di rinunciare».

Denari non inserisce, tra le ragioni della sua chiusura, i congeniti problemi di via Suffragio. Un quartiere dall’enorme potenziale ma che, a detta di molti esercenti e di abitanti del posto, resta troppo “emarginato” rispetto alle “traiettorie” cittadine. I grandi flussi turistici, infatti, finiscono per concentrarsi tra piazza Fiera e piazza Duomo e anche i trentini spesso non la raggiungono accontentandosi del canonico “giro al Sas”. «Via Suffragio è un luogo bellissimo - aggiunge al riguardo l’ex gestore del Caffè Rossini - ed il Comune sta facendo il possibile per renderla più viva e frequentata. L’apertura del passaggio di San Martino, per esempio, è stata una buona iniziativa. Resta, però, che negli anni sono andati quasi completamente a scomparire gli uffici e questo ha sicuramente penalizzato tutto l’indotto commerciale».

Oggi il Caffè Rossini si presenta già con le saracinesche abbassate. All’interno i proprietari del locale stanno smantellando la mobilia e rimuovendo bottiglie, arredamenti e ricordi. Ma garantiscono: «A settembre speriamo di poter riaprire con una nuova gestione. E’ dagli anni ’80 che il caffè esiste. Prima era una pasticceria, poi lo abbiamo trasformato in un bar. In questi 33 anni lo abbiamo rinnovato tre volte. Speriamo di riuscirci ancora per poterlo rilanciare verso le sfide del futuro». ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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