«Chi imbratta sia messo a ripulire»

Maestri: «Difendo l'arte dei writers, ma per i vandalismi nessuna tolleranza»


Chiara Bert


TRENTO. Ci sono opere artistiche, come l'orso del Centro sociale all'ex Dogana e i murales al parcheggio delle ex Gallerie di Piedicastello. «Il resto - confessa l'assessore comunale alla cultura e ai giovani Lucia Maestri - sono inesorabilmente atti di vandalismo che vanno puniti». Come? «Chiamando i responsabili a ripulire, così si educa alla responsabilità e al rispetto delle regole».

Assessore Maestri, come giudica il fenomeno dei graffiti in città? Più arte o più vandalismo?
Il giudizio varia naturalmente da graffito a graffito. Se guardo il murale sull'edificio dell'ex Dogana, devo dire che ha molto a che fare con l'opera d'arte. L'orso del Centro sociale Bruno dal punto di vista artistico è una cosa assolutamente bella e gradevole. C'è poi un pezzo di città per lo più nascosto, se non a chi parcheggia alle vecchie gallerie di Piedicastello: anche quel murale è molto piacevole, ed è il frutto di un percorso guidato con giovani writers da parte del centro relazione giovanile dell'Associazione provinciale per i minori. Il resto sparso per la città sono inesorabilmente atti di vandalismo, non saprei come altro definirli.

C'è a suo avviso, connaturato al fenomeno dei writers, un aspetto trasgressivo ineliminabile che difficilmente si riesce ad imbrigliare?
Sì, la trasgressione è un fatto evidente, altrimenti non esisterebbero i writers. Il fatto poi che anche i percorsi educativi abbiano risultati parziali è altrettanto vero: non è che perché abbiamo realizzato il progetto delle Gallerie di Piedicastello, i writers abbiano smesso di disegnare su ogni muro possibile della nostra città. È stato comunque importante raggiungere attraverso questo progetto una fascia di giovani e creare una relazione positiva di educazione all'arte. Certo il fenomeno non è eliminabile.

L'esperienza di Piedicastello può essere replicata? Mettere a disposizione dei writers altri spazi, per esempio nei parcheggi, non produrrebbe un abbellimento della città?
Sono esperienze che possono essere replicate solo se sono condivise dai territori che le ospitano. Diversamente sono vissute come uno sfregio dai residenti. La stessa Associazione provinciale per i minori aveva cominciato un percorso di riflessione con le circoscrizioni cittadine per capire se c'erano dei muri da poter usare. Il progetto si è fermato perché l'interazione con la cittadinanza, e con le stesse circoscrizioni, è apparsa molto difficile. D'altra parte i piani giovani di zona, che hanno prodotto l'esperienza di Piedicastello, non potrebbero mai essere sostenuti dall'ente pubblico se non fossero percorsi educativi. Devono essere le circoscrizioni a condividere la gestione degli spazi. Per esempio in collina, all'Argentario, ha funzionato bene l'esperimento di applicare sui muri opere d'arte sui muri che ricordassero i Canopi. Lì non si trattava di writers, erano studenti dell'Istituto d'arte. Ma il principio è lo stesso.

Parliamo ora del resto, di ciò che lei ha appena definito vandalismo. Qual è la sua posizione e come si dovrebbe intervenire per contrastare il fenomeno?
Mi rifaccio alla decisione assunta qualche tempo fa da un dirigente scolastico di Trento a proposito della sospensione degli studenti: anziché farli rimanere a casa a poltrire, ha proposto di mandarli a scuola a fare qualcosa di utile per la collettività. Lo stesso concetto lo applicherei ai writers: invece che far pagare loro le multe, che non servono, quando vengono individuati mettiamoli a ridipingere i muri che hanno imbrattato. L'educazione materiale significa assunzione di responsabilità: sono convinta che si rieduca e si accompagna la crescita facendo capire a questi ragazzi che rimediare a quello che fanno costa alla collettività lavoro e soldi.

Nessuna tolleranza, dunque?
Sono contraria alla tolleranza per la tolleranza. Sono per la tolleranza nel rispetto delle regole. Questo vale per tutti, anche per i writers.













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