Sicurezza

Chat alla guida, centinaia di multe

Gli automobilisti usano sempre di più il cellulare per «messaggiare» e navigare. Con il rischio di conseguenze drammatiche


di Luca Marognoli


TRENTO. Camminiamo con il cellulare, guardiamo la tv con (un occhio su) il cellulare, mangiamo con il cellulare, andiamo in bagno con il cellulare. E quando saliamo in macchina? Panico. La tentazione di usare il cellulare anche lì è – inutile dirlo – fortissima. Talvolta irresistibile. E infatti a quella tentazione cediamo senza tanto pensare (ah, pensare ogni tanto sarebbe un'opzione da considerare). Ma se nei casi di cui sopra il rischio è tutto sommato moderato (tranne il più tragico, il cellulare che sfugge di mano per inabissarsi nel wc), se si è al volante ne va della pelle di chi guida e degli incolpevoli (sempre che non stiano usando il cellulare anche loro) altri automobilisti e pedoni.

I numeri sono davvero impressionanti: nel solo 2016 la Polizia stradale del Trentino ha elevato 656 contravvenzioni per violazione dell’articolo 173 del Codice della strada, che sanziona (con il pagamento di una somma da 160 a 646 euro) chi conduce un veicolo utilizzando il cellulare. Per telefonare? Magari, sarebbe il meno peggio. Oggi nella gran parte dei casi – dicono negli uffici della Polstrada – il cellulare viene usato per navigare, più specificamente per chattare (su Whatsapp per esempio). Proprio così: e almeno di non avere fatto corsi di dattilografia applicata (al microschermo di un cellulare), se lo fate anche voi sapete che gli occhi in quel momento non saranno certo sulla strada. La vostra macchina procederà, magari nel traffico, per lunghissimi secondi senza un conducente. Come se la vostra testa fosse coperta da un invisibile cappuccio. E non è difficile capire quali possano essere le conseguenze: da un “banale” tamponamento, a uno scontro con decesso del conducente o “omicidio stradale”. Il che significa che oltre ad avere sulla coscienza per sempre la morte di una persona, potreste venire condannati a una pena da 2 a 7 anni, nell'ipotesi base, quando cioè la morte sia stata causata violando il Codice della strada.

La Polizia queste situazioni drammatiche le conosce bene e da anni ormai combatte sul fronte della prevenzione. Partendo dalle scuole: il progetto “Icaro” sulla sicurezza stradale, rivolto agli studenti delle scuola secondarie di I e II grado, è arrivato alla 12.ma edizione. Alla Stradale sono fieri di ricordarlo, perché i ragazzi rispondono molto bene («Se gli chiedi cosa si fa una persona alla guida di un'auto che impatta contro un muro a 90 all'ora ti rispondono niente – dice un ispettore che tiene i corsi -; quando gli spieghi che è come cadere al suolo da alcuni piani di un edificio restano colpiti»). Ma le generazioni precedenti intanto, non i cosiddetti Millennials (forse recuperabili) ma i loro genitori, sono - temiamo - irrimediabilmente “textaholic”: drogate di digitazione o vittime di compulsione da chat, se preferite. Non a caso in alcune città estere si sta sperimentando la segnaletica orizzontale per i pedoni, che ormai non alzano la testa neppure per accertarsi che ci sia il verde agli attraversamenti.

Sono, siamo, i nuovi zombie metropolitani. Il grande problema, sul fronte della sicurezza stradale, è che quegli zombie salgono in macchina. E, soprattutto, che la guidano. Anche qui le cifre aiutano a capire: i “tossici” da cellulare multati dalla Stradale sono otto volte più numerosi di quelli da alcol (80 sanzioni contro 656). Solo il mancato utilizzo delle cinture di sicurezza, anche per chi sta sui sedili posteriori - malcostume tipicamente italico e molto più pericoloso di quanto sia percepito dagli automobilisti - “vanta” numeri più alti: 898 sanzioni in un anno.

Attenzione però, perché gli utilizzatori di cellulari (ma anche di tablet, dicono alla Stradale) al volante rientrano massicciamente anche in un'altra macrocategoria di multati: quella di coloro che contravvengono alle prescrizioni dell'articolo 141 del Codice della strada, secondo il quale “il conducente deve sempre conservare il controllo del proprio veicolo ed essere in grado di compiere tutte le manovre necessarie in condizione di sicurezza, specialmente l’arresto tempestivo del veicolo entro i limiti del suo campo di visibilità e dinanzi a qualsiasi ostacolo prevedibile.” In questo ambito – sottolineano alla Stradale – l'85-90% dell'incidentalità sarebbe dovuta all'elemento psicologico, a sua volta in gran parte attribuibile alla mancanza di attenzione. In altre parole: i sinistri sono in misura consistente causati da disattenzione alla guida: i famosi “occhi sulla strada” che non abbiamo più, attratti irresistibilmente da uno schermo che ci ipnotizza. E che ci può uccidere.













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