trento

Certificati di malattia falsi medico e agente nei guai

La Procura contesta i reati di truffa e falso a un professionista trentino e a un agente di polizia penitenziaria in servizio a Spini di Gardolo



TRENTO. Invece di andare al lavoro, si dava malato e faceva arrivare dei certificati medici. Peccato che lo facesse troppo spesso, anche a distanza di pochi giorni. Così l'amministrazione carceraria ha voluto vederci chiaro e un agente della polizia penitenziaria è finito nei guai con l'accusa di falso e truffa.

Ha trascinato con sé il suo medico di fiducia accusato di avere la manica troppo larga nel concedergli certificati medici per malattia e soprattutto di avergli rilasciato questi certificati senza prima averlo visitato. Nei giorni scorso il pubblico ministero della Procura di Trento Pasquale Profiti ha chiesto il rinvio a giudizio per l'agente di polizia penitenziaria e per il medico. L'agente è originario della provincia di Ragusa, ma è in servizio a Spini di Gardolo e ha 46 anni, il medico, invece, è residente in Trentino. 

In particolare, l'accusa di falso si riferisce al fatto che il medico, nella sua veste di pubblico ufficiale in quanto medico convenzionato con il servizio sanitario pubblico, avrebbe falsificato 14 certificati medici in concorso con l'agente che era tra i suoi assistiti.

Da notare che i 14 certifcati medici riguardano un periodo molto breve, dal giugno al novembre 2014. Si tratta di certificati per malattia per periodi molto spesso consecutivi. Ad esempio, i certifcati coprono il periodo tra il 17 e il 20 giugno 2014, poi dal 21 al 26 giugno, poi, dal 20 luglio 2014 al 29 luglio, dal 30 luglio al 4 agosto 2014 e così via.

Praticamente, l'agente nel periodo preso in considerazione ha lavorato per pochissimi giorni. Questo ha fato accendere un faro sui suoi certificati medici. Le indagini hanno fatto emergere che l'agente di polizia penitenziaria quando venivano redatti i certificati neanche si trovava in Trentino, ma era in Sicilia.

La verifica è stata resa possibile dai tabulati telefonici. Quindi non era possibile che il medico l'avesse visitato. Da qui l'accusa di falso in concorso tra i due. Entrambi sono anche accusati di truffa perché i certificati hanno procurato all'agente penitenziario un ingiusto profitto costituito dai giorni di malattia passati a casa percependo lo stipendio.

Ovviamente, questa è la ricostruzione fatta dall’accusa. Sarà adesso il giudice a stabilire se le cose sono effettivamente andate così. L’agente e il medico presto si dovranno presentare per l’udienza preliminare.













Scuola & Ricerca

In primo piano